L’affidabilità delle infrastrutture del complesso necrotécico del San Vito è al centro di una crescente preoccupazione, sollevata da ripetute disfunzioni che stanno mettendo a rischio l’esecuzione di esami autoptici cruciali per la giustizia.
Non si tratta di un episodio isolato, bensì di una ricorrenza che, nei soli ultimi giorni, ha generato serie complicazioni in due distinti casi, entrambi di natura profondamente sensibile.
Il primo episodio, legato all’indagine sulla tragica vicenda di Alessandro Venier, vittima di un orribile crimine a Gemona, ha evidenziato una carenza nella gestione delle celle frigorifere.
Un imprevisto ritardo nell’estrazione della salma ha comportato un rischio concreto di protrarre l’esecuzione dell’autopsia, a causa di una parziale congelazione dei resti.
Tale situazione, oltre a generare ritardi procedurali, ha potenzialmente inficiato la corretta valutazione delle lesioni e delle cause del decesso, elementi fondamentali per l’accertamento delle responsabilità.
Successivamente, un altro caso si è presentato con una problematica diametralmente opposta: condizioni di avanzata decomposizione del corpo hanno reso impossibile procedere con l’autopsia.
Questo secondo episodio sottolinea un’inadeguatezza nella regolazione ambientale interna, suggerendo una difficoltà nel mantenere condizioni di conservazione ottimali per i resti, al di là della mera refrigerazione.
Le ripetute disfunzioni, che coinvolgono sia la capacità di refrigerazione che la gestione della temperatura e dell’umidità, minano la validità di indagini giudiziarie complesse, in cui l’autopsia rappresenta uno strumento diagnostico imprescindibile.
I risultati di questi esami sono infatti spesso determinanti per ricostruire la dinamica dei fatti, identificare la presenza di sostanze tossiche o farmaci, e attribuire responsabilità in casi di morte violenta o sospetta.
La comunicazione ufficiale, trasmessa pochi giorni prima dai vertici comunali alla Procura della Repubblica, attestava l’idoneità della struttura per l’espletamento di tali procedure.
Questa dichiarazione, ora, appare in contrasto con le evidenti difficoltà riscontrate sul campo, sollevando interrogativi sulla reale condizione delle apparecchiature e sui protocolli di controllo adottati.
È necessario un’indagine approfondita per accertare le cause di questi malfunzionamenti, valutare la necessità di interventi di manutenzione straordinaria, e garantire che il complesso necrotécico del San Vito possa adempiere al suo ruolo essenziale nel sistema giudiziario, assicurando la corretta gestione delle procedure autoptiche e il rispetto della dignità dei defunti.
La credibilità del sistema giudiziario stesso è in gioco.