A Vibonati, nel cuore del Salernitano, si dipana un’indagine complessa e dolorosa, avvolta nel più stretto riserbo giudiziario. La Procura della Repubblica di Lagonegro ha intensificato gli sforzi per fare luce sulle circostanze che hanno portato al ricovero in condizioni critiche di un infante di nove mesi, originario di Villammare. L’indagine, condotta con la scrupolosità dei Carabinieri della Compagnia di Sapri, si concentra su un arco temporale cruciale: l’ora in cui il bambino è rimasto solo con il suo attuale convivente, subito antecedente al suo trasporto d’urgenza in ospedale.La madre, già ascoltata a Napoli, dove il figlio è attualmente assistito, è stata nuovamente convocata, questa volta in ambito locale, per dirimere contraddizioni emerse dalle prime dichiarazioni e per approfondire elementi che appaiono incongruenti. L’attenzione degli inquirenti si focalizza non solo sull’immediatezza degli eventi che hanno preceduto il ricovero, ma anche sulla ricostruzione del contesto familiare, un quadro che si presenta intricato e denso di potenziali aree grigie.Le lesioni riscontrate sul corpo del piccolo – fratture multiple a livello cranico, femorale, costale e cervicale – rappresentano un elemento di allarme e una sfida investigativa di notevole portata. L’entità e la localizzazione dei traumi suggeriscono, con inquietante forza, che non si siano verificati in un singolo episodio traumatico, ma siano il risultato di eventi distinti, protratti nel tempo. Questa ipotesi, se confermata, apre scenari preoccupanti e richiedere un’analisi approfondita dei dinamici familiari, escludendo o confermando possibili negligenze o, peggio, abusi reiterati.L’inchiesta, il cui fulcro sembra ruotare attorno alla figura della madre e del suo convivente, è condotta con la massima riservatezza, non solo per tutelare la delicatezza del caso e le indagini stesse, ma anche per evitare di intaccare il diritto alla presunzione di innocenza dei soggetti coinvolti. Il padre biologico, al momento, risulta non essere coinvolto nell’indagine, sebbene non sia escluso che possa essere successivamente chiamato in causa.La comunicazione, sia da parte degli organi giudiziari che di quelli sanitari, è filtrata con rigore attraverso la Procura di Lagonegro, in un tentativo di preservare la riservatezza del minore e di evitare qualsiasi forma di divulgazione non autorizzata, soprattutto in merito alle sue condizioni cliniche, che rimangono gravissime e stazionarie.L’istruttoria è ancora in una fase cruciale, con la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici, perizie supplementari e ulteriori interrogatori, volti a colmare le numerose zone d’ombra che ancora persistono. La speranza, fragile ma tenace, è che la verità emerga, offrendo un po’ di conforto alla comunità del Golfo di Policastro, profondamente scossa da questa vicenda tragica e complessa. La vita del bambino, sospesa in bilico tra la speranza e la disperazione, rimane il fulcro di un’attesa angosciante e di un impegno investigativo senza sconti.