La tragedia di Brandizzo, un macigno che ha spezzato le vite di cinque lavoratori ferroviari nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023, ha visto una svolta significativa nell’iter giudiziario.
L’ipotesi iniziale, formulata dalla Procura della Repubblica di Ivrea, che ipotizzava un omicidio volontario aggravato dal dolo eventuale – una ricostruzione che implicava una valutazione e accettazione del rischio mortale – è stata archiviata.
Questo non diminuisce la gravità della situazione, anzi, concentra l’attenzione su un quadro di responsabilità colposa che si dipana su un ventiquattro membri, individui e entità giuridiche.
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Ivrea e coordinata dalla direzione distrettuale, ha portato all’identificazione di ventuno persone fisiche e tre società coinvolte in diverse vesti, tutte implicate nell’incidente che ha causato la perdita irreparabile di vite umane.
L’archiviazione dell’ipotesi di omicidio volontario non preclude l’accertamento di gravi negligenze e violazioni delle norme di sicurezza, che hanno creato le condizioni per il disastro.
L’indagine, finora, ha delineato un complesso intreccio di responsabilità, che va oltre la semplice valutazione di errori umani.
Si sta esaminando con attenzione il sistema di controllo e supervisione del cantiere, le procedure operative standard adottate da RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e dalle imprese appaltatrici, la formazione e l’addestramento del personale impiegato, e l’efficacia dei meccanismi di coordinamento tra le diverse figure professionali coinvolte nei lavori di manutenzione.
La ricostruzione degli eventi si focalizza, in particolare, sull’analisi delle comunicazioni intercorse tra il personale di cantiere e il dirigente movimento, il responsabile della sicurezza, e il macchinista del treno che ha travolto i lavoratori.
Si cerca di capire come mai i segnali di pericolo non siano stati percepiti o trasmessi in modo efficace, portando a una catena di eventi fatali.
La tragedia di Brandizzo solleva interrogativi cruciali sulla cultura della sicurezza nel settore ferroviario.
Non è sufficiente conformarsi alle normative, è necessario promuovere una mentalità proattiva, in cui il rischio sia costantemente valutato e minimizzato, e in cui ogni lavoratore si senta responsabile della sicurezza propria e altrui.
L’accertamento della verità e l’applicazione di sanzioni adeguate sono fondamentali per garantire che simili tragedie non si ripetano, e per onorare la memoria delle vittime.
La giustizia non si limita a stabilire la responsabilità, ma deve anche promuovere un cambiamento culturale profondo e duraturo.