L’incubo del Brento: misteri e morti sulla montagna dell’estrema avventuraIl silenzio della natura è assoluto, interrotto solo dal rumore di una lontana cascata d’acqua che si stempera nell’eco delle valli circostanti. Il paesaggio è immobile, come se il tempo stesso fosse fermato da un destino crudele. Sul monte Brento, in Trentino, la vita di un uomo è stata cancellata nel giro di pochi istanti. Un’altra storia di morte e mistero si aggiunge alla lista delle tragedie che hanno colpito questa parete rocciosa, diventata ormai una mecca per gli appassionati di base jumping.Gli esperti ci dicono che questo sport è estremamente pericoloso; le probabilità di sopravvivenza sono basse anche nelle migliori condizioni. La tecnologia non è ancora sufficiente a garantire la sicurezza, perché il fattore umano è sempre presente e può sbagliare. L’apertura del paracadute in un secondo momento, che sembra quasi un gioco di prestigio per i non addetti ai lavori, rappresenta uno dei momenti più critici e rischiosi dell’intero procedimento.Il monte Brento, con la sua parete verticale che si erge come una colonna di granito sul fiume Sarca, è un luogo naturale da incubo. La sua fama tra gli estremisti è legata a una combinazione sinistra di fattori: la quota elevata, il vento costante e l’orografia difficile hanno reso questo posto un ossimoro in cui l’uomo deve affrontare i propri limiti e scontrarsi con la natura. L’umanità non può dominare questa montagna come crede di farlo.I soccorritori sono arrivati presto sul posto, ma troppo tardi per evitare il destino della vittima. L’uomo, un base jumper russo di 56 anni, ha lasciato questo mondo senza che nessuno sapesse cosa gli fosse accaduto. Questa è solo la più recente delle numerose tragedie legate a questa parete rocciosa e al suo fascino pericoloso. Non c’è testimonianza diretta dell’accaduto, solo supposizioni e riflessioni sulle cause di un evento che non si ripeterà mai più.
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