La tragica vicenda di Pietro Esposito, un uomo di 76 anni spentosi a Capri in attesa dei soccorsi, solleva interrogativi profondi sulla gestione dell’emergenza sanitaria in territori insulari complessi.
La morte, avvenuta in attesa di un’ambulanza, è figlia di una combinazione sfortunata di circostanze, che evidenzia le criticità intrinseche alla logistica dei servizi di soccorso in contesti geografici isolati.
Al momento del decesso, entrambe le ambulanze presenti sull’isola erano allocate in posizioni diametralmente opposte, impegnate in attività che, pur rientrando nelle normali operazioni del servizio sanitario, hanno contribuito a creare una situazione di carenza critica.
Una era dedita al trasporto di campioni biologici per analisi, un compito essenziale per la diagnostica, mentre l’altra si trovava ad Anacapri, in attesa di ripartire dopo aver trasferito un paziente a Napoli con elicottero.
Questo spostamento, volto a garantire l’accesso a cure specialistiche, ha temporaneamente sottratto una risorsa fondamentale al territorio caprese.
L’evento non può essere interpretato come una semplice “disfatta” operativa, ma come un campanello d’allarme che rimanda a una riflessione più ampia sulla pianificazione strategica dei servizi sanitari in aree con caratteristiche demografiche, geografiche e turistiche particolari.
Capri, con la sua orografia impervia e l’elevata densità di popolazione, soprattutto durante la stagione estiva, rappresenta una sfida logistica significativa per qualsiasi sistema di emergenza.
La necessità di trasferire pazienti sull’isola, o dal continente, con elicottero, è una procedura che, sebbene salvavita in molte circostanze, comporta tempi di attesa e una dipendenza da risorse aeree che possono rivelarsi limitanti in situazioni di picco.
Le dichiarazioni del sindaco Paolo Falco confermano l’esistenza di un problema strutturale, legato alla complessità del territorio e alla conseguente difficoltà di garantire una risposta immediata in caso di emergenza.
L’affermazione sottolinea come, in presenza di patologie tempo-dipendenti, in cui ogni minuto è cruciale, l’impegno di una delle due ambulanze possa configurarsi come una criticità potenzialmente fatale.
La promessa di sollecitare un rafforzamento dei presidi di emergenza del 118, con particolare attenzione al periodo turistico, indica una presa di coscienza della necessità di interventi mirati.
Soluzioni possibili potrebbero includere l’incremento del numero di ambulanze, l’implementazione di sistemi di telemedicina per la diagnosi precoce e la stabilizzazione dei pazienti, e l’ottimizzazione dei percorsi di trasporto, magari con l’utilizzo di imbarcazioni ad alta velocità per il collegamento con la terraferma.
La vicenda di Pietro Esposito non deve essere dimenticata, ma deve fungere da monito per promuovere un dibattito costruttivo e portare a scelte concrete volte a garantire una maggiore sicurezza e un accesso più equo ai servizi sanitari per tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono.