Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha ufficialmente posto fine alla procedura di trasferimento d’ufficio del procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, una vicenda sollevata a seguito delle contestazioni avanzate dai consiglieri laici di area centrodestra in relazione alla gestione del caso Almasri.
La decisione, assunta nella seduta odierna, si è concretizzata con sei astensioni, un segnale che riflette la complessità e le diverse sensibilità emerse nel corso della valutazione.
La delibera, frutto del lavoro preliminare della prima Commissione del CSM, si articola attorno a un principio cardine: l’assenza di elementi che possano configurare un atto abnorme da parte del procuratore capo.
Questa definizione, cruciale nel diritto amministrativo, implica che l’azione contestata non presenti vizi talmente gravi da renderla manifestamente illegittima o contraria ai principi fondamentali dell’ordinamento giuridico.
L’archiviazione, quindi, non esclude la possibilità di ulteriori approfondimenti o valutazioni su aspetti specifici della gestione del caso Almasri, ma ne respinge la pretesa di una riassegnazione d’ufficio, una misura che avrebbe implicato una profonda ripercussione sull’organizzazione e sull’autonomia della Procura romana.
L’astensione di sei consiglieri, tra cui figure di spicco come Isabella Bertolini, Claudia Eccher e Enrico Aimi, evidenzia una cautela diffusa e la consapevolezza che la questione, pur risolta nel presente momento, tocca temi delicati relativi all’indipendenza della magistratura, al potere decisionale dei procuratori capo e ai limiti dell’intervento del CSM.
La presenza di consiglieri laici, rappresentanti della società civile, ha inoltre contribuito a una riflessione più ampia sull’equilibrio tra garanzia del diritto di informazione, rispetto del contraddittorio e tutela della presunzione di legittimità delle decisioni magistraturali.
La vicenda solleva interrogativi significativi sul ruolo del CSM come organo di garanzia e sulla sua capacità di bilanciare le diverse istanze in gioco in un contesto mediatico particolarmente sensibile.
L’archiviazione, pur non implicando un giudizio positivo sulla gestione del caso Almasri, sancisce l’impossibilità di procedere con un trasferimento d’ufficio senza prove concrete di un’azione abnorme, rimarcando l’importanza di preservare l’autonomia operativa della Procura romana e, più in generale, l’indipendenza del potere giudiziario.
L’evento rimarrà un punto di riferimento per le future interpretazioni sull’esercizio del potere decisionale del CSM e sulla definizione dei limiti del controllo politico della magistratura.





