L’incombente Giornata Mondiale del Diabete (14 novembre) proietta un’ombra preoccupante sulla salute pubblica italiana.
I dati recenti, derivanti da approfondite analisi condotte dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nell’ambito dei progetti europei Care4Diabetes e Jacardi, rivelano una situazione allarmante: quasi il 5% della popolazione adulta, corrispondente a circa 4 milioni di individui, ha ricevuto una diagnosi di diabete negli ultimi due anni.
Questo dato, di per sé significativo, è esacerbato da una tendenza inequivocabile all’aumento della prevalenza, strettamente correlata all’avanzare dell’età.
Tuttavia, il quadro è più complesso di una semplice statistica.
Il diabete, nelle sue diverse forme (principalmente diabete di tipo 2, ma anche diabete di tipo 1 e forme meno comuni), non è solo una patologia metabolica.
Rappresenta una vera e propria sfida multifattoriale che impatta profondamente sulla qualità della vita dei pazienti e sui costi del sistema sanitario nazionale.
L’incremento della prevalenza è, infatti, un sintomo di più ampie trasformazioni socio-economiche e comportamentali in atto nel Paese.
L’invecchiamento della popolazione, con la conseguente maggiore incidenza di fattori di rischio legati all’età, gioca un ruolo cruciale.
Tuttavia, l’aumento dell’obesità, la sedentarietà, le abitudini alimentari scorrette, lo stress cronico e la scarsa consapevolezza sui segnali di allarme contribuiscono in modo significativo all’incremento dei casi diagnosticati.
L’assenza di un’adeguata educazione alla salute e la difficoltà di accesso a servizi di prevenzione e cura, soprattutto nelle aree più disagiate, aggravano ulteriormente la situazione.
Il diabete non è una malattia silenziosa.
Le sue complicanze, spesso insidiose e progressive, possono colpire numerosi organi e sistemi, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari, insufficienza renale, cecità, neuropatie e amputazioni.
La gestione efficace della patologia richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga medici di base, specialisti (diabetologi, endocrinologi, cardiologi, nefrologi, oculisti, podologi), infermieri, educatori sanitari e, soprattutto, il paziente stesso, che deve diventare protagonista attivo del proprio percorso di cura.
Il Presidente dell’Iss, Rocco Bellantone, sottolinea con giustizia che questa emergenza sanitaria richiede un impegno concreto e coordinato a livello nazionale.
È necessario investire in programmi di prevenzione primaria, mirati a promuovere stili di vita sani e a sensibilizzare la popolazione sui rischi del diabete.
Parallelamente, è fondamentale migliorare l’accesso a servizi di diagnosi precoce e di gestione della malattia, garantendo un’assistenza adeguata e personalizzata a tutti i pazienti.
La ricerca scientifica, con particolare attenzione allo sviluppo di nuove terapie e di strategie di prevenzione più efficaci, rappresenta un altro tassello fondamentale per affrontare questa sfida complessa e garantire un futuro più sano per tutti.
L’innovazione tecnologica, con l’uso di dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio e di app per la gestione della malattia, può giocare un ruolo cruciale nell’empowerment del paziente e nel miglioramento dei risultati clinici.







