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Diritto alla Salute: Emergenza Liste d’Attesa e Disparità Territoriali

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Il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, si rivela oggi un principio fragile, incrinato da una serie di criticità strutturali che ne compromettono concretamente la fruibilità.
Due recenti studi, elaborati da Cittadinanzattiva, dipingono un quadro preoccupante, basato sull’analisi di migliaia di segnalazioni dirette e su dati aggregati provenienti dall’Agenas, che evidenziano un’emergenza diffusa e stratificata.

L’accesso alle prestazioni sanitarie, pilastro fondamentale di questo diritto, è ostacolato da una triplice problematica: liste d’attesa eccessive, carenza di personale sanitario e marcate disuguaglianze territoriali.

La prima, e forse più impattante, delle criticità si traduce in tempi di attesa inaccettabili per esami diagnostici e visite specialistiche.

I dati raccolti dalle segnalazioni dei cittadini restituiscono cifre sconcertanti: un’attesa potenziale di 360 giorni per una tomografia assiale computerizzata (TAC), un anno e mezzo (720 giorni) per una colonscopia e ben 500 giorni per la prima visita specialistica.

Questi ritardi non sono meri inconvenienti, ma possono avere conseguenze dirette sulla diagnosi precoce, sull’efficacia delle terapie e, in ultima analisi, sulla salute dei cittadini.

È significativo che, anche nelle fasce di priorità urgente, come quelle che richiederebbero un intervento immediato, la colonscopia – procedura cruciale per la diagnosi di patologie oncologiche – superi in una percentuale significativa (un paziente su quattro) il limite di 72 ore stabilito dalle normative, con attese che si prottraggono ben oltre i 105 giorni.
Questo dato suggerisce una pressione sul sistema tale da rendere inefficaci anche i protocolli di urgenza.

La carenza di personale sanitario, sia medico che infermieristico, agisce da moltiplicatore di queste difficoltà.
Un organico insufficiente si traduce in un carico di lavoro eccessivo per i professionisti, limitando la capacità di erogare prestazioni in modo tempestivo e adeguato.

Questo problema è particolarmente acuto in alcune aree geografiche, dove la carenza di specialisti si combina con una minore attrattività per i professionisti, creando un circolo vizioso di disservizio.
Le disomogeneità territoriali, infine, aggravano ulteriormente il quadro.
La qualità e l’offerta di servizi sanitari variano significativamente da regione a regione, creando barriere all’accesso per i cittadini residenti in aree svantaggiate o periferiche.

Questa frammentazione territoriale rende difficile garantire un’equità nell’erogazione delle cure, perpetuando disparità sanitarie inaccettabili.

Le criticità emerse non sono fenomeni isolati, ma il sintomo di un sistema sanitario in sofferenza, che richiede interventi strutturali e mirati.

È necessario un ripensamento profondo delle politiche sanitarie, con investimenti significativi nel personale, nell’innovazione tecnologica e nella redistribuzione delle risorse, al fine di ripristinare la fiducia dei cittadini e di garantire il diritto alla salute come vero pilastro della nostra società.
Un’azione tempestiva e concertata è essenziale per evitare che il diritto alla salute diventi un’illusione per troppi italiani.

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