La vicenda che ha scosso la comunità di Marigliano e oltre si è infittita con un tragico epilogo. Il docente, noto per un post infierito e sprezzante pubblicato sui social media, in cui rivolgeva augurio di morte alla figlia del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, evocando con sconcerto e rabbia il doloroso ricordo di Martina Carbonaro, la giovane vittima di un efferato femminicidio ad Afragola, ha tentato il suicidio.La notizia, giunta in mattinata, ha immediatamente innescato un’ondata di sgomento e apprensione. L’uomo, dopo aver espresso il suo intento alla dirigente scolastica dell’istituto in cui insegnava, ha ingerito una quantità significativa di farmaci. La tempestiva segnalazione ha permesso l’intervento immediato delle forze dell’ordine e dei soccorsi sanitari, che lo hanno trasportato in ospedale a Nola in condizioni critiche, ma stabili.Questo evento drammatico solleva interrogativi profondi e complessi. Al di là della gravità del gesto autolesionistico, che richiede un’attenzione medica e psicologica urgente, la vicenda pone l’accento sulla pericolosità dell’odio online e sulla necessità di un dibattito più ampio riguardo alla responsabilità individuale e collettiva nell’era digitale. Il post incriminato, che ha fatto leva su un dolore ancora vivo nella coscienza collettiva – quello per la perdita di Martina Carbonaro – e l’ha diretto contro una figura pubblica, rappresenta un atto di estrema gravità, espressione di una rabbia sorda e distruttiva.La scelta di evocare la tragica sorte di Martina Carbonaro, simbolo di una violenza inaccettabile, amplifica la portata offensiva del gesto, trasformandolo in un’aggressione non solo nei confronti della figlia del Presidente del Consiglio, ma nei confronti della memoria della giovane scomparsa e di tutte le vittime di femminicidio. L’utilizzo di un linguaggio carico di odio e la volontà di augurare la morte a una persona, per quanto possa essere percepita come avversaria, superano i limiti della legittima critica e configurano un comportamento riprovevole.La vicenda, pur nella sua drammaticità, può rappresentare un’occasione per riflettere sulla salute mentale, sulle dinamiche relazionali e sulla gestione della frustrazione e della rabbia, soprattutto in un contesto sociale spesso polarizzato e incline all’estremismo. È fondamentale promuovere l’educazione civica digitale, incentivando un utilizzo consapevole e responsabile dei social media e contrastando ogni forma di violenza verbale e cyberbullismo. L’episodio, infine, evidenzia l’importanza cruciale di servizi di supporto psicologico accessibili e di interventi preventivi per chi, come il docente in questione, manifesta segni di profondo disagio e difficoltà di gestione delle proprie emozioni.