Due anni. Un arco di tempo che si estende come un’ombra lunga sulla città di Firenze e nei cuori di chi non ha smesso di cercare. Due anni dalla scomparsa di Mia Kataleya Chicllo Alvarez, conosciuta come Kata, una bambina peruviana svanita nel nulla il 10 giugno 2023. La sua sparizione, avvenuta dall’ex albergo Astor in via Mariti, un luogo gravato da problematiche di degrado e occupazioni abusive, ha scosso profondamente la comunità fiorentina e sollevato un’eco di dolore che risuona ancora oggi.La vicenda di Kata non è semplicemente una storia di una bambina scomparsa; è un monito sulle fragilità che si celano dietro le statistiche delle persone scomparse, un riflesso delle difficoltà che affrontano i migranti e le famiglie in situazioni di precarietà abitativa. La sua abitazione, in uno degli alloggi occupati abusivamente, testimonia una realtà complessa, un intreccio di povertà, marginalità e sfide migratorie che spesso sfuggono all’attenzione.La Procura di Firenze, impegnata in un’indagine complessa e in continua evoluzione, in occasione della ricorrenza di questa tragica data, ha pubblicato un’immagine ricostruita digitalmente, un tentativo di restituire un’identità visiva a una bambina che la sua infanzia le è stata sottratta. L’immagine suggerisce come Kata potrebbe apparire oggi, all’età di sette anni, un’età in cui avrebbe dovuto vivere, giocare, imparare e crescere. Accanto, la foto scattata quando aveva cinque anni, un ricordo sbiadito di un passato irrimediabilmente perduto.La ricostruzione fisionomica non è solo un esercizio di memoria, ma uno strumento investigativo. Potrebbe aiutare a rintracciare testimoni, a ravvivare ricordi sopiti, a generare nuove piste. La speranza, fragile ma tenace, rimane viva.La scomparsa di Kata ha sollevato interrogativi cruciali sull’efficacia dei servizi sociali, sulla necessità di una maggiore attenzione alle famiglie vulnerabili e sulla responsabilità collettiva di garantire la sicurezza e il benessere dei bambini. L’episodio ha gettato luce su un tessuto sociale fragile, dove la marginalità e la precarietà possono creare un terreno fertile per la scomparsa e l’abbandono.La ricerca di Mia Kataleya Chicllo Alvarez continua, alimentata dalla speranza e dalla determinazione. Ogni anniversario è un promemoria del dolore, ma anche un appello alla vigilanza, alla solidarietà e alla giustizia, un impegno a non dimenticare una bambina che merita di tornare a casa. La sua storia è un grido silenzioso che chiede di essere ascoltato, un monito per un futuro in cui nessun bambino debba scomparire nell’ombra.