La terza notte si è consumata sotto un cielo implacabile, un amalgama di gelo pungente e pioggia battente, mentre i lavoratori di Eurallumina restano arroccati sul silo dello stabilimento di Portovesme, un colosso metallico a quaranta metri di altezza.
La loro protesta, iniziata lunedì, rappresenta un grido d’allarme disperato per una vertenza complessa, intrisa di implicazioni economiche e geopolitiche.
Al centro della disputa, la paralisi degli asset finanziari di UC Rusal, controllata dalla società russa, bloccati dalle sanzioni europee, un nodo cruciale che immobilizza l’intero stabilimento e le vite di centinaia di famiglie.
La situazione, gravissima, si aggrava con l’incertezza che pesa sulle spalle dei manifestanti.
La riunione di ieri del Comitato di Sorveglianza Finanziario del Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha portato con sé alcuna apertura, né un segnale di risoluzione.
L’incontro imminente tra la Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, e il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, assume quindi un’importanza strategica, rappresentando forse l’ultima speranza per sbloccare una situazione insostenibile.
La vertenza, con le sue ripercussioni dirette sulle finanze regionali, rischia di compromettere l’erogazione della Finanziaria regionale da dieci miliardi di euro, un investimento vitale per lo sviluppo del territorio.
“Attendiamo con ansia risposte da Roma, pur con una crescente apprensione,” confessa Enrico Pulisci della Rsa di Eurallumina, sintetizzando il sentimento prevalente.
“Ci aspettavamo una risposta più rapida.
Speriamo che l’incontro Todde-Giorgetti possa portare una svolta positiva.
” L’ambiente ostile, aggravato dalle condizioni meteorologiche avverse, non facilita la resistenza.
Il freddo intenso e la pioggia incessante rendono ancora più arduo il permanere a quell’altezza, un ulteriore peso sulla tenuta fisica e morale dei lavoratori.
La vicenda di Eurallumina non è solo una questione sindacale o economica; è un esempio lampante di come le dinamiche geopolitiche possano avere conseguenze dirette sulla vita delle persone, mettendo a rischio posti di lavoro, futuro e dignità.
La protesta sul silo è un atto di coraggio, un appello disperato affinché le istituzioni si assumano la responsabilità di trovare una soluzione che tuteli i lavoratori e preservi il tessuto sociale del territorio.
Il destino di Portovesme, e di molti altri luoghi colpiti da crisi industriali, pende ora da un filo sottile, dipendente da decisioni politiche e finanziarie che dovranno essere prese con urgenza e lungimiranza.








