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Foca monaca: un raro avvistamento nella laguna veneta e a Ravenna.

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La recente comparsa di una foca monaca nella laguna veneta, seguita a breve distanza da un avvistamento simile lungo le coste ravennati, segnala un fenomeno degno di nota per la sua rarità e le implicazioni ecologiche che esso comporta.
L’immagine, diffusa attraverso il gruppo Facebook “Pesca in laguna e mare”, catturata al tramonto nei pressi della Bocca di Porto del Lido, testimonia un ritorno, seppur sporadico, di un predatore marino un tempo più comune nelle acque italiane.
La foca monaca ( *Monachus monachus* ), classificata come specie in pericolo di estinzione a livello globale, ha visto drasticamente ridotta la sua distribuzione storica nel Mediterraneo a causa della caccia indiscriminata, della distruzione dell’habitat costiero e, più recentemente, dell’inquinamento e della pesca eccessiva.
La sua presenza, dunque, non è un evento casuale, ma un possibile sintomo di cambiamenti ambientali complessi e di dinamiche migratorie in evoluzione.
L’ipotesi avanzata da Mauro Bon, esperto del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia, suggerisce che l’esemplare osservato, e presumibilmente anche quello avvistato a Ravenna, possa essere alla ricerca di nuove risorse alimentari.

Le coste italiane, in determinate aree, offrono un habitat potenzialmente più ricco di pesci rispetto alle zone dove la foca monaca trova tradizionalmente rifugio, come le coste della Croazia, dove sopravvivono nuclei vitali della specie.
Questa ricerca di cibo potrebbe essere guidata da una diminuzione delle risorse disponibili nelle aree di origine, forse correlata a variazioni climatiche o a squilibri negli ecosistemi marini.

Tuttavia, l’avvistamento solleva anche interrogativi più ampi.

Potrebbe indicare una maggiore mobilità degli esemplari in risposta a pressioni ambientali, una ricerca di nuove aree di riproduzione o una risposta a cambiamenti nella temperatura dell’acqua che influenzano la distribuzione delle prede.

È essenziale monitorare attentamente questi avvistamenti, raccogliendo dati genetici, analizzando le condizioni ambientali e studiando le rotte migratorie, per comprendere appieno il significato di questo ritorno, e per valutare le misure di conservazione più adatte a garantire la sopravvivenza di questa specie vulnerabile.
La sua presenza, seppur occasionale, rappresenta un’opportunità preziosa per rivalutare lo stato di salute del Mar Adriatico e per rafforzare gli sforzi di tutela della biodiversità marina.

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