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mercoledì 12 Novembre 2025

Fuga di cervelli al Sud: allarme Censis-Confcooperative

Il recente rapporto congiunto Censis-Confcooperative Sud dipinge uno scenario allarmante, un esodo silenzioso e significativo che sta erodendo il capitale umano del Mezzogiorno.

Non si tratta di una semplice migrazione studentesca, ma di una vera e propria “fuga di cervelli” dagli atenei meridionali verso quelli del centro-nord, un fenomeno che amplifica le disparità strutturali già esistenti nel Paese.
L’analisi rivela che ben 134.000 studenti hanno scelto di interrompere il percorso di studi nel Sud per perseguire opportunità accademiche e professionali più promettenti al nord.
Questa scelta, motivata da una percezione diffusa di scarsa attrattività del mercato del lavoro meridionale, si traduce in un impoverimento demografico e intellettuale per le regioni di origine.

Si assiste, di fatto, alla sottrazione di potenziali leader, innovatori e professionisti, figure essenziali per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno.
Le conseguenze economiche di questa perdita di capitale umano sono quantificabili in oltre 4 miliardi di euro, una cifra considerevole che incide negativamente sul potenziale di crescita del Sud.

Tuttavia, l’impatto va ben oltre la mera perdita economica.

Si tratta di un danno culturale profondo, che priva il Mezzogiorno di una classe dirigente qualificata, capace di promuovere lo sviluppo locale e di affrontare le sfide del futuro.
L’esodo studentesco non è solo un sintomo, ma anche un acceleratore del divario tra Italia centrale e meridionale.
Contribuisce a perpetuare un sistema che vede il Sud relegato in una posizione di “serie B”, caratterizzata da opportunità limitate, infrastrutture carenti e una crescente sensazione di immobilismo sociale.

La fuga di giovani talenti rischia di creare un circolo vizioso: la mancanza di risorse umane qualificate frena lo sviluppo, scoraggiando ulteriori investimenti e consolidando la percezione di un futuro incerto.

Per invertire questa tendenza, è necessario un approccio multifattoriale che agisca su diversi fronti: il miglioramento dell’offerta formativa degli atenei meridionali, l’incentivazione della ricerca e dell’innovazione, la creazione di opportunità di lavoro attrattive e la promozione di politiche di sviluppo locale che valorizzino le risorse e le competenze del territorio.

È fondamentale, inoltre, un cambio di mentalità che riconosca il potenziale del Mezzogiorno e che incoraggi i giovani a rimanere e a contribuire alla sua crescita, smettendo di considerarlo una terra di partenza ma una terra di opportunità.

Solo così si potrà spezzare il circolo vizioso dell’esodo e costruire un futuro più equo e prospero per l’Italia intera.

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