lunedì 28 Luglio 2025
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Genova, riaperta indagine Borrelli: DNA e nuove speranze per la giustizia.

A trenta anni dal macabro ritrovamento del corpo di Luigia Borrelli, infermiera e prostituta, brutalmente assassinata nel cuore di Genova, la giustizia riapre un capitolo cruciale.

L’indagine, lungamente in stand-by, si riaccende grazie all’applicazione di avanzate tecniche di analisi del DNA, con la speranza di colmare le lacune che hanno ostacolato l’identificazione del colpevole per decenni.
Ben cinquanta due campioni prelevati dal trapano conficcato nel corpo della vittima, l’arma del delitto, sono ora oggetto di scrupolose indagini per estrarre materiale genetico comparabile con quello di Fortunato Verduci, 65 anni, il carrozziere attualmente indagato come presunto responsabile.
La richiesta di un nuovo incidente probatorio, avanzata dal pubblico ministero Patrizia Petruzziello, si è resa necessaria per sfruttare le potenzialità delle metodologie forensi più recenti, precedentemente non disponibili.
Questa nuova ondata di indagini si distingue per l’apporto di figure di spicco nel campo scientifico e legale: il generale Luciano Garofalo, già comandante dei RIS di Parma, è stato incaricato di supervisionare le operazioni, mentre il rinomato genetista Paolo Fattorini, dell’Università di Trieste, si occuperà dell’analisi del DNA.
A fianco degli inquirenti, gli avvocati difensori di Verduci, Emanuele Canepa e Andrea Volpe, e l’avvocata Rachele De Stefani, rappresentante la figlia della vittima, hanno designato il dattiloscopista Nicola Caprioli, noto per la sua consulenza nel caso Garlasco, che ha recentemente fornito una svolta significativa nell’identificazione delle impronte digitali rinvenute sulla scena del crimine.

Nonostante la gravità degli indizi a suo carico, Fortunato Verduci rimane in libertà.

I giudici, pur riconoscendo la solidità delle prove a suo danno, hanno ripetutamente respinto le richieste di arresto, invocando il decorso di un lasso di tempo superiore alle tre decenni.
La sua identificazione come sospettato era stata resa possibile proprio dall’analisi del DNA estratto da una macchia di sangue presente sulla scena del crimine, un profilo riscontrato compatibile con quello di un parente stretto attualmente detenuto in carcere.

L’accusa sostiene che Verduci, uomo afflitto da problemi di ludopatia e gravati da debiti considerevoli, abbia compiuto il delitto con l’intento di rapinare la vittima, dopo averla sottoposta a violente percosse.
L’importanza di questa nuova indagine risiede non solo nella potenziale identificazione del colpevole, ma anche nell’illustrare come l’evoluzione delle tecnologie forensi possa riaprire vecchi casi, offrendo nuove speranze per le vittime e le loro famiglie.
Le analisi del DNA, in particolare, sono in grado di rivelare informazioni che altrimenti rimarrebbero inaccessibili, aprendo nuove prospettive per la giustizia.

La procura, con cautela e rigore scientifico, si appresta a concludere le indagini, con una data presunta entro il mese di ottobre, auspicando che questa nuova fase possa finalmente fare luce su uno dei delitti più oscuri della cronaca genovese.

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