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mercoledì 12 Novembre 2025

Gino Cecchettin: Giulia, un monito per educare all’affetto e prevenire.

Il tempo si è contratto in un istante, un punto di rottura impresso nel tessuto della vita di Gino Cecchettin, segnato dall’indicibile perdita della figlia Giulia, strappata alla vita due anni fa.
Non esistono anniversari degni di celebrazione, solo un continuo, doloroso ritorno al pensiero di lei, un monito costante che lo spinge ad agire, a trasformare l’abisso del lutto in un atto di resilienza e speranza.
Di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi, Gino Cecchettin non si erge a paladino di richieste punitive o di un irrigidimento legislativo.

Il suo intervento trascende la mera richiesta di sanzioni, focalizzandosi sulla radice del problema: la prevenzione, incarnata in un’educazione profonda e trasformativa.

Con lucidità, Cecchettin riconosce le paure, le resistenze e le incomprensioni che spesso ostacolano l’introduzione dell’educazione affettiva.
Ma con fermezza, afferma che tale percorso non rappresenta una minaccia, bensì una salvaguardia.
Non sottrae, ma arricchisce: promuove consapevolezza, coltiva rispetto e nutre l’umanità.
In quanto presidente della fondazione che perpetua il nome e l’eredità di Giulia, Gino Cecchettin sottolinea l’importanza cruciale di una scuola che non eluda i temi dell’affettività, del rispetto reciproco e della parità di genere.
Una scuola che ignori queste dimensioni è una scuola che abbandona i giovani di fronte a un mondo sommerso da messaggi distorti, modelli pericolosi e silenzi assordanti.
In questo vuoto, prendono il sopravvento i social media, i modelli tossici e l’indifferenza degli adulti.
Per questo, la sua visione si estende fin dalla scuola dell’infanzia, un momento cruciale per la formazione del carattere e la costruzione di relazioni sane.

L’educazione affettiva, fin dalla tenera età, dovrebbe fornire strumenti per comprendere le proprie emozioni, riconoscere i segnali di pericolo e costruire relazioni basate sul consenso, il rispetto e l’empatia.

Non si tratta di impartire nozioni teoriche, ma di stimolare la riflessione, promuovere il dialogo e creare un ambiente sicuro in cui i bambini possano esprimere le proprie paure e i propri dubbi.

Si tratta di costruire una generazione consapevole, capace di affrontare le sfide della vita con coraggio, responsabilità e umanità, prevenendo così la perpetuazione di una cultura di violenza e di sopraffazione.

L’eredità di Giulia, in questo senso, si concretizza in un appello urgente e appassionato per un cambiamento profondo e duraturo.

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