Un episodio inquietante ha scosso la Pontificia Guardia Svizzera, ordinando un’indagine che mira a chiarire la gravità di presunte condotte in contrasto con i valori di rispetto e accoglienza che dovrebbero incarnare i membri di tale corpo d’élite.
La vicenda, inizialmente riportata dal quotidiano austriaco Die Furche e ripresa dal portale Kathpress, è stata poi convalidata dal quotidiano italiano Repubblica, sollevando interrogativi e preoccupazioni all’interno della Curia romana e, più ampiamente, nella comunità internazionale.
Secondo le informazioni emerse, durante l’udienza generale del mercoledì 29 ottobre, in Piazza San Pietro, due donne di fede ebraica avrebbero subito insulti verbali da parte di un Guardia svizzera.
La gravità dell’accusa risiede non solo nella potenziale offensività delle parole proferite, ma anche nel contesto in cui si sarebbero verificate: un luogo di incontro tra il Pontefice e i fedeli di tutto il mondo, simbolo di apertura e dialogo interreligioso.
L’episodio riapre un dibattito cruciale sulla formazione e la selezione del personale della Guardia Svizzera.
Sebbene il corpo sia storicamente legato alla protezione del Papa e al mantenimento dell’ordine all’interno della Città del Vaticano, la sua composizione riflette la complessità delle dinamiche sociali e culturali delle regioni alpine da cui provengono i candidati.
La selezione dei Guardiani, pur rigorosa dal punto di vista fisico e professionale, potrebbe necessitare di un’ulteriore attenzione alla componente formativa, mirando a sensibilizzare i futuri Guardiani sui temi della diversità religiosa, dell’inclusione e della lotta contro l’antisemitismo, una piaga che ha segnato profondamente la storia europea.
La vicenda solleva anche una riflessione più ampia sulla necessità di promuovere attivamente una cultura del rispetto e della tolleranza all’interno della Chiesa cattolica, un’istituzione che aspira a essere madre e maestra di tutti i popoli.
L’antisemitismo, in particolare, rappresenta una ferita aperta nella storia del cristianesimo e richiede un impegno costante per la sua eradicazione, sia a livello istituzionale che individuale.
La condanna formale dell’episodio da parte delle autorità vaticane, con l’avvio di un’indagine approfondita, è un segnale importante in questa direzione, ma è necessario che sia accompagnata da azioni concrete per prevenire il ripetersi di simili episodi.
La fiducia del pubblico, e in particolare delle comunità religiose minoritarie, è un bene prezioso che va preservato con vigilanza e sensibilità.







