L’impronta digitale rinvenuta sul muro delle scale, in prossimità del corpo di Chiara Poggi, e inizialmente collegata ad Andrea Sempio attraverso l’analisi peritale disposta dalla Procura, si è rivelata priva di tracce ematiche. Questa constatazione, frutto di rigorosi esami scientifici condotti a seguito della scoperta, nega qualsiasi collegamento diretto con la scena del crimine, almeno dal punto di vista biologico.L’assenza di materiale biologico, in particolare di sangue, solleva interrogativi significativi circa la natura e la temporalità del contatto tra l’impronta e la parete. È cruciale considerare che una presenza digitale non implica necessariamente coinvolgimento in un evento violento o nella morte della vittima. La sola impronta, a prescindere dal suo portatore, può indicare una passata frequentazione dell’area, un contatto accidentale, o anche un’azione deliberata compiuta in un momento diverso rispetto alla commissione del delitto.Il caso Poggi, intricato e costellato di incongruenze, richiede un’analisi peritale approfondita che tenga conto di molteplici fattori. L’impronta in questione non può essere isolata dal contesto complessivo delle prove raccolte. È imperativo considerare la possibilità che Sempio, o chiunque altro avesse lasciato quella traccia, si trovasse sul luogo in un momento precedente o successivo all’omicidio.La perizia, come riconosciuto dalla scienza forense, è un processo complesso che non si limita all’identificazione di un’impronta, ma deve ricostruire la storia del contatto. Ciò implica valutare la qualità dell’impronta, la sua posizione relativa rispetto ad altri elementi della scena, e la possibile presenza di altri materiali che potrebbero fornire ulteriori indizi.La negazione della presenza di tracce ematiche sull’impronta digitale non inficia necessariamente l’accusa nei confronti di Sempio, ma ne ridimensiona la valenza probatoria, limitandola all’evidenza di una presenza fisica, priva di implicazioni dirette con l’atto omicidario. Richiede, quindi, una rivalutazione delle altre prove a suo carico e una ricerca di elementi che possano corroborare o confutare il suo coinvolgimento. L’indagine, per essere completa ed equa, deve perseguire ogni pista e non può basarsi esclusivamente su un elemento, seppur significativo, che si rivela privo di una connessione diretta con la dinamica del crimine. In definitiva, la scienza forense fornisce strumenti di indagine preziosi, ma non può sostituire il ragionamento logico e la capacità di interpretazione dei fatti da parte degli inquirenti.