L’estate italiana, tradizionalmente sinonimo di bellezza e serenità, si tinge di un grigio allarmante a causa di un’emergenza incendi senza precedenti.
I dati, diffusi da Legambiente nel report “Italia in fumo” a conclusione di Festambiente, rivelano una situazione drammatica che trascende i semplici numeri e che mette a serio rischio il patrimonio naturale del Paese.
Da inizio anno al 31 luglio, il territorio nazionale ha subito l’azione distruttiva di 851 incendi, divorando ben 56.263 ettari di vegetazione.
Per rendere l’entità di questa perdita più comprensibile, si tratta di un’area equivalente a quella di circa 78.800 campi da calcio, un’estensione che si estende per chilometri e chilometri, cancellando ecosistemi e minacciando la biodiversità.
L’intensità del fenomeno si è acutizzata nelle ultime due settimane di luglio, un periodo che ha visto un’impennata inequivocabile dell’attività incendiaria.
Tra il 17 e il 31 luglio, sono andati persi 25.275 ettari, con 198 nuovi roghi che si sono aggiunti al bilancio già pesante.
Questa escalation sottolinea una vulnerabilità crescente del territorio italiano, esacerbata da fattori ambientali e, potenzialmente, da azioni dolose.
I dati di Legambiente superano anche quelli dell’intero 2022 (50.802 ha bruciati) e rappresentano un triste primato per l’Italia.
L’emergenza non si limita a danneggiare aree marginali o poco frequentate: anche le zone protette, custodi di una ricchezza biologica inestimabile, si trovano sempre più sotto attacco.
Nel 2023, 18.700,53 ettari di aree Natura 2000 sono stati devastati da 253 eventi incendiari, un colpo durissimo per la conservazione di specie rare e habitat fragili.
Dietro questi numeri si celano conseguenze che vanno ben oltre la perdita di vegetazione.
Gli incendi compromettono la qualità dell’aria, contribuiscono all’erosione del suolo, aumentano il rischio di frane e allagamenti e impoveriscono la fauna selvatica.
La perdita di boschi e aree verdi incide anche negativamente sull’economia locale, danneggiando il turismo e l’agricoltura.
L’analisi di Legambiente sottolinea la necessità urgente di un cambio di paradigma nella gestione del territorio e nella prevenzione degli incendi.
Non è sufficiente intervenire solo a spegnere le fiamme: è fondamentale investire in misure di prevenzione, come la manutenzione del sottobosco, la creazione di fasce tagliafuoco, la sensibilizzazione della popolazione e il controllo del territorio.
Inoltre, è cruciale rafforzare la collaborazione tra le istituzioni, le comunità locali e gli operatori del settore, promuovendo una cultura della responsabilità e della sostenibilità.
La salvaguardia del patrimonio naturale italiano non è solo un imperativo ecologico, ma anche un dovere nei confronti delle generazioni future.