Un’ombra di sospetto si allunga su Palazzo Marino, teatro di una vicenda giudiziaria che coinvolge ex membri della commissione paesaggistica comunale.
L’inchiesta, originariamente incentrata su presunte irregolarità relative al progetto denominato “Giardino Segreto” in via Lepontina, nel dinamico quartiere Isola di Milano, si è ampliata significativamente, portando il numero degli indagati da un iniziale gruppo di nove a un complessivo di ventuno.
Questa escalation suggerisce una complessità e una portata più ampie delle presunte illecite, aprendo la strada a una probabile richiesta di rinvio a giudizio.
Il progetto “Giardino Segreto”, pensato come intervento di riqualificazione urbana, solleva interrogativi sulla corretta applicazione delle normative paesaggistiche e sulla trasparenza delle procedure decisionali.
L’indagine si concentra sulla verifica della legittimità delle autorizzazioni rilasciate, con particolare attenzione alle possibili alterazioni o omissioni di informazioni cruciali durante la valutazione del progetto.
La presenza tra gli indagati di figure di spicco come gli architetti Marco Prusicki e Alessandro Scandurra, entrambi con un passato significativo nella commissione paesaggistica, esacerba la gravità della situazione e interroga la responsabilità collettiva e individuale all’interno dell’amministrazione comunale.
La commissione paesaggistica, con la sua funzione di garante della tutela del patrimonio naturale e artistico cittadino, si ritrova al centro di un’indagine che ne mette in discussione l’integrità e l’efficacia.
L’area di Isola, in rapida trasformazione urbana, rappresenta un contesto particolarmente delicato.
La densità edilizia, la presenza di infrastrutture complesse e la necessità di conciliare sviluppo economico e tutela ambientale rendono le decisioni in materia di pianificazione urbana particolarmente complesse e potenzialmente soggette a conflitti di interesse.
La vicenda del “Giardino Segreto” rischia di alimentare la percezione di una gestione opaca dei processi decisionali in un quartiere simbolo della riqualificazione milanese.
L’inchiesta non si limita a valutare la legittimità di un singolo progetto, ma mira a ricostruire un quadro più ampio, verificando se le presunte irregolarità abbiano caratterizzato anche altri interventi simili e se abbiano compromesso l’efficacia del sistema di controllo paesaggistico comunale.
La vicenda apre un dibattito cruciale sulla necessità di rafforzare i meccanismi di controllo, di garantire la trasparenza e di promuovere la responsabilità all’interno dell’amministrazione comunale, al fine di tutelare il patrimonio paesaggistico milanese e di ripristinare la fiducia dei cittadini.
Il futuro di Palazzo Marino e il suo ruolo nella gestione del territorio dipendono dalla chiarezza e dall’imparzialità con cui questa complessa indagine sarà condotta.







