La recente proposta di intitolare una scuola a Sergio Ramelli, figura emblematico del Fronte della Gioventù scomparso cinquant’anni fa, ha innescato un acceso dibattito politico a Milano, sollevando interrogativi complessi sulla memoria, la responsabilità istituzionale e la strumentalizzazione della storia. Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha espresso la propria aspettativa di appoggio da parte del sindaco Giuseppe Sala, un segnale che ha immediatamente acceso i riflettori sulla delicata questione.La reazione del sindaco Sala, espressa a margine di un evento pubblico, rivela un profondo scetticismo e un’amara constatazione. La sua dichiarazione, pur mantenendo un tono misurato, suggerisce una percezione di strumentalizzazione politica, un sospetto che la proposta sia stata avanzata non per reale volontà di onorare la memoria di Ramelli, ma per ragioni di convenienza elettorale. “La questione la buttano addosso a me perché politicamente gli fa comodo,” afferma Sala, evidenziando una dinamica ricorrente nel panorama politico italiano, dove eventi e figure storiche vengono spesso manipolati per fini partitici.La domanda posta dal sindaco – “Ma sono stati al governo tanti anni e potevano pensarci, perché adesso?” – è carica di significato. Non si tratta semplicemente di una contestazione della tempistica, ma di un’accusa implicita nei confronti delle forze politiche che, pur avendo avuto la possibilità di promuovere l’intitolazione in passato, l’hanno rimandata, suggerendo un interesse tardivo e potenzialmente motivato da calcoli strategici.L’ulteriore commento, che cita le critiche del deputato di Fratelli d’Italia, De Corato, ex vicesindaco, acuisce la complessità della situazione. Il riferimento al passato governo di centrodestra a Milano – “De Corato è stato vicesindaco – il centrodestra ha governato a lungo la città, si svegliano adesso con la richiesta?” – sottolinea la discontinuità tra le promesse e le azioni, mettendo in discussione la coerenza delle forze politiche coinvolte. L’ammonimento finale, “Così è sempre comodo”, racchiude una profonda delusione nei confronti di un sistema politico percepito come incline alla manipolazione e alla ricerca di facili consensi a discapito della verità storica e del rispetto per la memoria delle vittime.L’episodio Ramelli si configura quindi non solo come una questione di intitolazione di una scuola, ma come un campanello d’allarme sulla necessità di una gestione più responsabile e autentica della memoria collettiva, libera da strumentalizzazioni politiche e orientata a promuovere una vera comprensione del passato per costruire un futuro più consapevole e giusto. La vicenda invita a riflettere sul ruolo delle istituzioni, sulla responsabilità dei politici e sull’importanza di preservare l’integrità della storia, evitando che diventi un mero strumento di propaganda e di potere.