Le malattie cardiovascolari, pur rappresentando una sfida globale, hanno visto in Italia un significativo declino della mortalità nell’arco degli ultimi due decenni. Tuttavia, questo progresso, frutto di avanzamenti scientifici e tecnologici, non si è distribuito uniformemente sul territorio nazionale, svelando profonde disuguaglianze strutturali e socio-sanitarie.Il secondo rapporto del gruppo di lavoro di Equità e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità mette in luce una realtà preoccupante: il divario tra Nord e Sud Italia in termini di accesso alle cure e di efficacia delle strategie di prevenzione persiste, e anzi, si acuisce in alcune aree. Il Mezzogiorno, in particolare, mostra ritardi significativi nella disponibilità di servizi specializzati, nella tempestività delle diagnosi e nella diffusione di protocolli terapeutici all’avanguardia.Questa disparità non è una mera questione geografica, ma il risultato di un intreccio complesso di fattori che includono la carenza di infrastrutture sanitarie, la minore densità di personale medico specializzato, la difficoltà di accesso ai farmaci innovativi e, non ultimo, livelli socio-economici spesso più critici rispetto alle regioni settentrionali. La conseguente riduzione delle opportunità di diagnosi precoce e di interventi tempestivi si traduce in un aumento degli anni di vita persi a causa di eventi cardiovascolari come infarti miocardici, ictus e insufficienza cardiaca.L’impatto di questi divari non si limita alla sfera individuale e familiare. Il sistema sanitario nazionale nel suo complesso subisce un onere maggiore, con costi più elevati legati alla gestione di patologie avanzate e alla necessità di interventi complessi. Inoltre, la perdita di capitale umano, dovuta alla riduzione della forza lavoro causata da malattie cardiovascolari, incide negativamente sulla produttività e sullo sviluppo economico del Mezzogiorno.Il rapporto dell’ISS sottolinea quindi l’urgenza di un’azione mirata e coordinata a livello nazionale per ridurre le disuguaglianze in termini di salute cardiovascolare. Tale azione deve comprendere: investimenti mirati nel potenziamento delle infrastrutture sanitarie del Sud, incentivazione della formazione e del reclutamento di professionisti sanitari specializzati, promozione di campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica, controllo del fumo) e secondaria (screening per l’ipertensione e il diabete), e, crucialmente, un approccio che tenga conto dei determinanti sociali della salute, affrontando le povertà, le disuguaglianze educative e la mancanza di opportunità che contribuiscono a compromettere il benessere delle popolazioni più vulnerabili. La salute cardiovascolare non è solo un problema medico, ma un indicatore cruciale dello sviluppo equo e sostenibile dell’intera nazione.