La difesa di Giuseppe Marinoni, figura centrale nell’inchiesta urbanistica che investe Milano, solleva critiche sostanziali e di metodo nei confronti dell’azione della Procura.
La memoria presentata al Giudice per le Indagini Preliminari, Mattia Fiorentini, evidenzia come l’indagine si stia configurando più come un’analisi di giudizi di valore, piuttosto che come una ricostruzione puntuale di fatti concreti e provati.
Questa deriva, secondo la difesa, si traduce in un’eccessiva ampiezza dell’indagine, che assume i contorni di un processo d’accusa generalizzato nei confronti dell’intera politica urbanistica milanese, anziché concentrarsi su responsabilità individuali specifiche.
Il punto cruciale della contestazione difensiva verte sulla richiesta di misure cautelari, in particolare l’applicazione della custodia cautelare.
La difesa contesta la sussistenza dei presupposti che la giustificano, mettendo in dubbio la reale fondatezza delle presunte esigenze di prevenzione dell’inquinamento probatorio, del rischio di fuga e della possibilità di reiterazione delittuosa.
Si argomenta che le accuse mosse, pur di gravità potenziale, non siano suffragate da elementi concreti e inequivocabili che ne giustifichino la limitazione della libertà personale.
La memoria sottolinea inoltre come l’ampiezza dell’indagine, con le sue numerose piste investigative e il vasto numero di persone coinvolte, suggerisca un approccio che privilegia la ricerca di responsabilità diffuse piuttosto che una precisa individuazione di colpe individuali.
Questa impostazione, a detta della difesa, rischia di trasformare un procedimento penale in un’occasione per un’inchiesta a ampio raggio con conseguenze potenzialmente lesive per l’immagine e la reputazione di molti soggetti coinvolti.
Il documento difensivo pone quindi l’attenzione sulla necessità di un’indagine più mirata, basata su prove solide e verificabili, che si focalizzi su fatti specifici e non si lasci trascinare in generalizzazioni e valutazioni di tipo morale.
La difesa insiste sulla proporzionalità delle misure cautelari richieste, contestandone l’eccessività in relazione alla gravità dei reati ipotizzati e alla presunta pericolosità dell’imputato.
Si chiede quindi al Giudice per le Indagini Preliminari di valutare attentamente i rilievi sollevati e di modulare le misure cautelari in modo da garantire il diritto alla libertà personale e il corretto svolgimento del processo.
Il caso Marinoni si configura dunque come un banco di prova per l’equilibrio tra l’esigenza di accertare eventuali illeciti urbanistici e il rispetto dei principi fondamentali del diritto processuale penale.