Una tragedia infantile ha scosso la comunità di Mestre, alle porte di Venezia, dove un bambino di diciotto mesi si trova in condizioni critiche all’ospedale pediatrico di Padova, in seguito a una caduta da un terrazzo posto al quinto piano di un condominio.
L’evento, avvenuto nella serata di ieri, solleva interrogativi urgenti sulla sicurezza domestica e sulla supervisione dei minori.
Secondo le prime indagini, il piccolo, con una combinazione di curiosità e agilità tipica dell’età, è riuscito a superare le protezioni del parapetto, sfruttando un’apertura tra le barre metalliche.
La caduta, da un’altezza considerevole di circa quindici metri, sarebbe stata in parte mitigata dall’impatto con una tettoia realizzata in materiale plastico ondulato, un elemento che, sebbene non abbia evitato il trauma, potrebbe aver contribuito a ridurre la gravità delle lesioni.
La famiglia del bambino, originaria del Bangladesh, è residente a Mestre da circa un decennio, integrandosi nella realtà locale.
Al momento dell’incidente, il padre era impegnato nel suo lavoro, mentre la madre si trovava in casa.
L’impatto emotivo sulla famiglia è incalcolabile, e il sostegno psicologico si è reso immediatamente necessario.
L’episodio riapre il dibattito sulla vulnerabilità dei bambini in ambienti domestici, evidenziando la necessità di una costante vigilanza e l’importanza di adottare misure di sicurezza preventive, come la protezione dei balconi e dei terrazzi con barriere di altezza adeguata, la valutazione dell’utilizzo di materiali meno pericolosi per le tettoie, e una maggiore consapevolezza dei rischi potenziali.
La gravità delle condizioni del bambino richiede un intervento medico specialistico e prolungato, mentre le autorità competenti hanno avviato un’indagine per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e accertare eventuali responsabilità.
L’evento serve da monito per tutte le famiglie, ricordando che la sicurezza dei bambini è una responsabilità condivisa e che richiede un impegno costante e una profonda riflessione sulle pratiche quotidiane.