Un’onda di mobilitazione si riversa su Milano, dando il via a una giornata di protesta nazionale intitolata “Giù le mani dalla città”.
L’evento, nato in risposta allo sgombero del centro sociale Leoncavallo e alle recenti indagini che coinvolgono dinamiche urbanistiche complesse e opache, si articola in due cortei distinti, entrambi carichi di significato e simbolismo.
La concentrazione iniziale, densa e variegata, si è formata in piazza Duca d’Aosta, uno snodo cruciale nel tessuto urbano milanese, proprio di fronte alla Stazione Centrale.
Qui, un mosaico di collettivi, gruppi informali e individui animati da un comune sentire si sta compattando, testimoniando la frammentazione e al contempo l’unità di intenti.
Dalle esperienze collettive del Cantiere al fermento del Lambretta, passando per le istanze radicali di Potere al Popolo e l’attivismo squatters, fino alle affinità ideologiche che convergono nella galassia anarchica, la piazza pulsa di voci e di segnali.
Striscioni e bandiere, espressione di identità e rivendicazioni, si innalzano come vessilli di una resistenza diffusa.
Lo sgombero del Leoncavallo, più che una semplice azione amministrativa, incarna una più ampia questione di controllo territoriale e di politiche urbane che privilegiano spesso logiche speculative a discapito della collettività e dei luoghi di aggregazione autogestiti.
Le indagini in corso, che gettano luce su possibili irregolarità e intrecci tra amministrazione, imprenditoria e interessi privati, alimentano il sospetto di una gestione opaca e clientelare delle risorse pubbliche.
La protesta, lungi dall’essere un mero evento isolato, si inserisce in un contesto nazionale segnato da crescenti tensioni sociali e da una profonda crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni.
La rivendicazione di un diritto alla città, di un’urbanistica partecipata e trasparente, di spazi pubblici accessibili e gestiti direttamente dalla comunità, risuona come un grido di speranza e di cambiamento.
Mentre le forze dell’ordine monitorano la situazione, garantendo la sicurezza ma anche segnalando la presenza, il corteo si appresta a muoversi.
Il percorso, ancora da definire, incrocerà probabilmente luoghi simbolo della città, luoghi di conflitto e di resistenza, luoghi che raccontano la storia di una Milano divisa tra speculazione immobiliare e desiderio di comunità.
L’attesa, intrisa di un’energia palpabile, precede la partenza, annunciando una giornata di confronto, di denuncia e di speranza per un futuro più giusto e partecipato.
La mobilitazione, ben oltre un semplice corteo, rappresenta un atto di cittadinanza attiva, un tentativo di riappropriarsi di uno spazio pubblico sempre più negato e di costruire un modello di città più umano e inclusivo.