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mercoledì 12 Novembre 2025

Napoli, stalking e minacce: La uccido, la faccio a pezzi

La disperazione si materializza in una chiamata all’emergenza: “Se non mi fermano, la uccido.
Sono qui, sotto casa sua, ma non c’è.

” La confessione, urlata attraverso il citofono della caserma dei Carabinieri di Napoli Capodimonte, rivela non solo un’imminente pericolo, ma un’escalation di ossessione e violenza protrattasi nel tempo.
L’uomo, quarantotto anni, si presenta come il fulcro di una spirale di controllo e terrore, intrappolata la sua ex-moglie in un incubo che ha richiesto un’incredibile sforzo di resilienza.
La coppia, legalmente separata da marzo 2025, aveva già interrotto il legame nel 2023, ma la fine del rapporto non ha rappresentato per l’uomo una chiusura, bensì l’inizio di una campagna persecutoria.

Due figli, uno maggiorenne, l’altro minorenne e affetto da una grave disabilità, si trovano testimoni silenziosi e, in alcuni casi, vittime di questa spirale di violenza psicologica e fisica.

La disabilità del figlio minore amplifica la gravità della situazione, rendendolo particolarmente vulnerabile agli atti di intimidazione e aggressività perpetrati dal padre.

La donna, costretta a una vita di costante paura e precauzione, ha subito una radicale alterazione delle proprie abitudini: modifiche negli orari di lavoro, cambiamenti nei percorsi quotidiani, la necessità di staccare il citofono e cambiare numero di telefono.
Questi non sono semplici disagi, ma segnali di un sistema di controllo che mira a privarla della sua libertà e del suo senso di sicurezza.
L’ossessione si è manifestata attraverso una miriade di azioni, amplificate dall’utilizzo di account e indirizzi email anonimi, con i quali sono state inviate minacce di morte non solo alla donna, ma anche a membri della sua famiglia, inclusa la sorella e il padre.

La gravità della situazione si acuisce quando le minacce si estendono ai figli, in particolare al figlio maggiore, che si è trovato a difendere la madre, subendo un’aggressione fisica con una stampella, culminata con una fuga dell’aggressore.
La frase “La faccio in mille pezzi” racchiude la brutalità e la premeditazione del pensiero ossessivo.

L’arresto dell’uomo, frutto di un intervento tempestivo delle forze dell’ordine, rappresenta un momento di sollievo per la vittima, sebbene la strada verso la guarigione psicologica e il superamento del trauma sia ancora lunga e complessa.
Le indagini hanno confermato una serie di avvicinamenti notturni sotto l’abitazione della donna, sottolineando la premeditazione e la persistenza del comportamento persecutorio.
Il caso solleva interrogativi cruciali sulla necessità di rafforzare le misure di protezione per le vittime di stalking e sulla rilevanza di un intervento precoce per prevenire l’escalation della violenza.

L’evento testimonia la necessità di una maggiore sensibilizzazione sui temi della violenza di genere e la necessità di offrire supporto psicologico e legale alle vittime, affinché possano ricostruire la propria vita in sicurezza.

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