La navigazione in aree marine protette, custodi di ecosistemi fragili e di inestimabile valore naturalistico, è regolata da normative precise, volte a conciliare l’attività umana con la salvaguardia dell’ambiente. Un recente episodio, che ha visto coinvolto il comandante di una nave da crociera proveniente da Malta, solleva interrogativi significativi sull’applicazione e il rispetto di queste disposizioni.L’episodio si è verificato nelle acque circostanti l’isola di Levanzo, nell’arcipelago delle Egadi, un’area sottoposta a vincoli di navigazione particolarmente rigorosi. La Procura di Trapani ha avviato un’indagine nei confronti del comandante, accusato di aver violato un’ordinanza che definisce distanze di sicurezza minime per prevenire impatti negativi sull’ambiente marino e garantire la sicurezza della navigazione.Le normative in vigore, progettate per proteggere la ricchezza biologica e la stabilità geologica di queste aree, impongono una distanza minima di due miglia nautiche dalla costa, con specifiche eccezioni. Queste zone escluse dalla restrizione, cruciali per attività come il transito di imbarcazioni dedicate alla pesca o al collegamento tra le isole, sono delimitate geograficamente, creando delle “finestre” di navigazione consentite sotto stretto controllo. Il controllo è esercitato dalla Capitaneria di Porto, che impiega sofisticati sistemi di monitoraggio e sorveglianza.L’accertamento, condotto dal personale della Capitaneria di Porto di Trapani attraverso le avanzate tecnologie di sorveglianza disponibili nella sala operativa, ha rilevato una violazione: la nave da crociera si è avvicinata a Levanzo a una distanza di circa un miglio, superando quindi la distanza di sicurezza prescritta. Questo episodio pone l’attenzione sulla complessità di bilanciare le esigenze del turismo di massa, che spesso implica l’utilizzo di imbarcazioni di grandi dimensioni, con la necessità imperativa di proteggere la biodiversità marina e il patrimonio ambientale.La vicenda non è solo una questione di rispetto delle regole, ma anche di consapevolezza della responsabilità che incombe su chi opera in aree particolarmente delicate. La prossimità di una nave di queste dimensioni può comportare rischi significativi, tra cui l’erosione delle coste, il disturbo della fauna marina, e la potenziale introduzione di specie aliene. L’indagine in corso mira a chiarire le circostanze precise dell’accaduto e a valutare eventuali responsabilità, ribadendo l’importanza di un approccio sostenibile alla navigazione in aree marine protette, dove la tutela dell’ambiente deve essere una priorità assoluta.