Oltre un centinaio di città italiane si sono riversate in un’ondata di mobilitazione popolare, manifestando in piazze gremite e percorrendo vie cittadine in cortei, in segno di solidarietà alla Flotilla per Gaza e in risposta alla drammatica situazione umanitaria che affligge la popolazione palestinese.
Le cifre fornite dai sindacati di base, confluite nella Cgil, stimano la partecipazione a Roma in ben 300.000 persone, mentre a Milano si conterebbero circa 100.000 manifestanti.
L’intensità delle proteste riflette un crescente scontento e un profondo senso di urgenza, con una popolazione italiana sempre più sensibile alle vicende del Medio Oriente.
Oltre alla manifestazione pacifica, che ha caratterizzato la maggior parte delle città, si sono verificate situazioni di particolare tensione, in particolare a Bologna, dove l’agitazione aveva già preso forma giovedì sera con scontri e atti vandalici.
Una manifestante, ferita da un proiettile lacrimogeno, versa in condizioni preoccupanti, rischiando la perdita della vista.
L’azione di protesta si è estesa anche alle infrastrutture vitali per il paese, con la temporanea interruzione del traffico sulla A14 nel tratto che collega Borgo Panigale a San Lazzaro, in provincia di Bologna.
Particolarmente significativa è stata la paralisi delle attività portuali a Livorno e Napoli, nodi cruciali per i collegamenti marittimi con le isole, creando inevitabili disagi per passeggeri e merci.
Nel corso del pomeriggio, l’intensità delle manifestazioni ha visto un’ulteriore escalation, con nuove iniziative spontanee e un crescente coinvolgimento di settori della popolazione non direttamente legati al mondo del lavoro.
L’azione di protesta, alimentata da immagini di sofferenza provenienti da Gaza e da un sentimento diffuso di ingiustizia, testimonia la volontà di un’opinione pubblica italiana di farsi sentire a livello nazionale e internazionale, richiedendo un intervento concreto per porre fine al conflitto e alleviare le sofferenze della popolazione civile.
Il blocco dei porti, in particolare, sottolinea la volontà di interrompere, per quanto simbolicamente, i legami commerciali che potrebbero essere collegati a situazioni di conflitto e a violazioni dei diritti umani.