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OnlyFans e tasse: indagine a Trieste svela evasione da 244.000 euro

L’emersione di nuove forme di reddito, alimentate dalla rapida evoluzione dell’economia digitale, pone sfide inedite per l’amministrazione finanziaria.

Un caso emblematico, recentemente portato alla luce da un’articolata indagine della Guardia di Finanza a Trieste, evidenzia le complessità derivanti dall’attività di “digital creator”, in particolare quelle svolte tramite piattaforme online come OnlyFans.
Quattro individui residenti a Trieste sono finiti sotto la lente d’inclusione per mancata dichiarazione di redditi consistenti, generati attraverso la creazione e la distribuzione di contenuti digitali.

Questo fenomeno, in costante crescita soprattutto tra i giovani, testimonia un cambiamento profondo nel modo in cui il lavoro viene concepito e remunerato, e come i confini tradizionali tra creatività, intrattenimento e commercio si fanno sempre più sfumati.
L’indagine, che ha comportato accessi autorizzati presso le abitazioni dei presunti evasori, ha permesso di ricostruire un quadro finanziario tutt’altro trascurabile.

Si tratta di introiti complessivi stimati in oltre 244.560 euro, accumulati attraverso la monetizzazione di contenuti esplicitamente indirizzati a un pubblico specifico.

L’utilizzo di piattaforme come OnlyFans, che facilitano la creazione di abbonamenti e la vendita diretta di materiale, ha permesso di generare flussi di reddito significativi, spesso al di fuori dei tradizionali canali di intermediazione e, conseguentemente, non correttamente dichiarati alle autorità fiscali.
La vicenda non si limita all’evasione fiscale “ordinaria”.

L’accertamento ha rivelato anche l’esistenza di ulteriori 20.000 euro derivanti da compensi soggetti a una specifica addizionale, comunemente definita “tassa etica”.
Questa imposta, introdotta per gravare sui redditi provenienti dal settore dell’intrattenimento per adulti, indipendentemente dalla modalità di distribuzione (anche a distanza tramite internet), sottolinea la crescente attenzione delle autorità verso attività considerate, in parte, controverse o socialmente problematiche.
Questo caso solleva interrogativi cruciali sull’adeguatezza del sistema fiscale attuale nel gestire la frammentazione e la flessibilità del lavoro digitale.
Richiede una riflessione approfondita su come tracciare, quantificare e tassare i redditi derivanti da queste nuove forme di economia, garantendo al contempo la tutela dei diritti dei lavoratori e la prevenzione di pratiche elusorie.

L’Agenzia delle Entrate è ora incaricata di analizzare nel dettaglio la situazione e determinare le azioni conseguenti, in un contesto in cui la digital creator economy continua a evolversi rapidamente, richiedendo un costante aggiornamento degli strumenti di controllo e di fiscalizzazione.

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