Nell’atmosfera vibrante e carica di storia di Roma, il mese di maggio del 2023 fu teatro di un gesto simbolico che scosse l’immaginario collettivo. Un’azione di protesta, ardita e inaspettata, si concretizzò nel cuore della città eterna, al cospetto di una delle iconografie più amate e riconoscibili a livello globale: la Fontana di Trevi.Non si trattò di un atto vandalico nel senso più immediato del termine, bensì di una performance artistica volta a sollevare un monito urgente, un grido d’allarme rivolto alla coscienza ambientale contemporanea. Una sostanza scura, derivante dal carbone vegetale – un residuo organico, testimone silenzioso di processi naturali – fu riversata nelle acque cristalline della vasca monumentale.L’immagine, potente e contrastante, si impresse nella memoria di chi assistette alla scena: il nero del carbone che si mescolava al bianco marmoreo, la sporcizia che offuscava la bellezza secolare. Un’allegoria, forse, del degrado che affligge il nostro pianeta, dell’inquinamento che minaccia ecosistemi fragili e del cambiamento climatico inarrestabile. L’azione, pur suscitando reazioni contrastanti – stupore, indignazione, approvazione – catalizzò l’attenzione su questioni cruciali. Il carbone vegetale, pur essendo un prodotto naturale, rappresenta una metafora efficace della dipendenza umana dai combustibili fossili, fonte primaria dell’emergenza climatica che ci troviamo ad affrontare.La Fontana di Trevi, con la sua storia millenaria, le sue statue barocche, il suo fascino senza tempo, divenne così un palcoscenico inatteso per una riflessione più ampia. Un luogo simbolo della bellezza e della cultura italiana, contaminato temporaneamente da un elemento estraneo, un elemento che voleva stimolare il dialogo e la consapevolezza.L’evento non fu semplicemente un episodio isolato, ma un tassello in un mosaico più ampio di azioni di protesta volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un cambiamento radicale nel nostro rapporto con l’ambiente. Un appello a riscoprire un modello di sviluppo sostenibile, che tenga conto dei limiti del nostro pianeta e delle conseguenze delle nostre azioni.La scena, immortalata da fotografi e ripresa dai media di tutto il mondo, evocò anche il genio visionario di Federico Fellini, il celebre regista italiano che, nei suoi film, spesso utilizzò luoghi iconici come la Fontana di Trevi per esplorare le profondità dell’animo umano e le contraddizioni della società contemporanea. Un omaggio, forse, alla capacità del cinema di denunciare e di ispirare il cambiamento.