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domenica 16 Novembre 2025
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Qualità della Vita 2025: Milano sempre prima, divario Nord-Sud in crescita.

L’Indagine sulla Qualità della Vita 2025, giunta alla sua ventisettima edizione grazie alla collaborazione tra ItaliaOggi, Ital Communications e l’Università Sapienza di Roma, dipinge un quadro complesso e, in alcuni aspetti, preoccupante per il territorio italiano.

Milano riconferma il suo primato, attestandosi al primo posto, un risultato che riflette una robusta infrastruttura di servizi, un elevato reddito pro capite, una gestione efficiente delle risorse e una dinamicità intrinseca al suo tessuto produttivo.

Dietro di lei, Bolzano e Bologna consolidano la loro posizione di eccellenza, testimoniando la vitalità di modelli economici diversificati e un forte legame con il capitale umano.

Tuttavia, l’analisi rivela spostamenti significativi nel panorama nazionale.
Sebbene Bologna recuperi terreno, arricchendo il dibattito su come una crescita equilibrata possa essere perseguita, altre realtà come Monza e Brianza, subiscono un arretramento, sollevando interrogativi sulle fragilità territoriali e la necessità di interventi mirati.

Particolarmente incoraggianti i progressi di Rimini e Ascoli Piceno, che recuperano decine di posizioni, suggerendo che strategie innovative e investimenti localizzati possano generare impatti positivi, anche in contesti storicamente svantaggiati.

In coda alla classifica, Crotone, Caltanissetta e Reggio Calabria continuano a soffrire di una combinazione di fattori socio-economici che compromettono la qualità della vita dei loro residenti.
La significativa retrocessione di Foggia e la perdita di posizioni di Pordenone e Gorizia segnalano problemi strutturali che richiedono un’attenta diagnosi e soluzioni a lungo termine.
Lo studio, basato su un’analisi multidimensionale articolata in nove aree chiave – affari e lavoro, ambiente, istruzione, sicurezza, reddito, sicurezza sociale, sanità, turismo e cultura – ha classificato le 107 province italiane in cinque cluster geografici: Mediterraneo, Francigena, Adriatico, Padania e Metropoli.

Questa classificazione geografica permette di cogliere le specificità e le peculiarità di ogni area, evidenziando come la qualità della vita sia influenzata da fattori territoriali, culturali ed economici.

Nonostante la presenza di realtà virtuose, l’indagine evidenzia una tendenza al ribasso nella qualità della vita complessiva, con solo 60 province che raggiungono standard definiti come “buoni” o “accettabili”.
Questo dato, inferiore rispetto agli anni precedenti, getta luce su nuove sfide e vulnerabilità che affliggono il Paese.

Il divario strutturale tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno, un tratto distintivo della realtà italiana, si conferma ancora una volta come un elemento critico.

Le province meridionali e insulari continuano a presentare aree di disagio sociale e personale particolarmente rilevanti, acuendo le disuguaglianze territoriali.

Sebbene alcune aree del Nord-Ovest mostrino segni di rallentamento, il Nord-Est continua a dimostrare resilienza e capacità di adattamento, mentre l’Italia centrale registra lievi miglioramenti.

Secondo Alessandro Polli, docente all’Università La Sapienza, la completezza e la ricchezza di indicatori utilizzati rendono l’Indagine sulla Qualità della Vita uno strumento imprescindibile per comprendere le dinamiche socio-economiche del Paese.

La sua capacità di analizzare contesti locali con un approccio multidisciplinare consente di individuare aree di intervento e di monitorare l’efficacia delle politiche pubbliche.

In definitiva, l’edizione 2025 conferma tre tendenze cruciali: la crescente polarizzazione tra il Centro-Nord, caratterizzato da una maggiore capacità di risposta alle sfide, e il Mezzogiorno, sempre più esposto a fragilità; la presenza di sacche di disagio sociale nel Sud, difficili da affrontare nel contesto attuale di vincoli finanziari; e la conferma del primato delle province del Nord, che dimostrano una maggiore resilienza economica e una capacità di adattamento superiore anche in scenari globali complessi.
L’indagine, dunque, non solo quantifica la qualità della vita, ma offre anche un quadro interpretativo per orientare scelte politiche e strategiche volte a promuovere un futuro più equo e sostenibile per l’intero territorio italiano.

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