Il mio ultimo atto comunicativo, espresso sui canali digitali, è stato l’espressione di un’emozione precipitosa, un’irruenza verbale nata dall’immediatezza del sentimento. Riconosco l’inadeguatezza del gesto, la superficialità e la fragilità che lo hanno animato, e mi rammarico profondamente per l’offesa arrecata e per il turbamento causato. La formulazione utilizzata è stata inaccettabile, e la mia espressione, per quanto figlia di un momento di profondo disagio, non può in alcun modo giustificare l’utilizzo di parole così dure, tanto meno rivolte a una persona innocente, una bambina.Mi sento in dovere di chiarire che il mio rimpianto riguarda esclusivamente la modalità espressiva, la scelta lessicale e la forma che ha assunto il mio messaggio, non il nucleo di pensiero che lo ha generato. La mia disapprovazione, la mia distanza, non si orientano verso un individuo, ma verso un modello politico che percepisco distante dai valori che sento propri. Non intendo recedere da questa posizione critica.È necessario, a mio avviso, un dibattito più aperto e costruttivo sulle dinamiche che plasmano la nostra società, un confronto che non si limiti a reazioni emotive o a accuse reciproche, ma che affronti le questioni fondamentali con lucidità e coraggio. La mia delusione deriva dalla sensazione di non trovare una voce che interpreti e rappresenti le mie aspirazioni e le mie preoccupazioni per il futuro. L’esprimere dissenso è un diritto fondamentale, un pilastro della democrazia. Ma questo diritto implica una responsabilità altrettanto grande: quella di farlo con rispetto, con consapevolezza e con un linguaggio appropriato. Ho commesso un errore, un errore di forma che, tuttavia, non può oscurare la validità dei principi che mi guidano. La mia critica non è rivolta a un individuo, ma a un sistema che percepisco come inadeguato e distante dalle esigenze reali dei cittadini. Il dialogo e la discussione, anche quando accesi, devono sempre rimanere il canale privilegiato per la risoluzione delle divergenze, evitando espressioni che possano ferire e offendere. Il mio intento è, e resta, quello di stimolare una riflessione profonda e costruttiva sul presente e sul futuro del nostro Paese.