Nel suo affettuoso saluto ai pellegrini polacchi, il Pontefice ha rievocato la figura luminosa di San Massimiliano Maria Kolbe, paradigma di abnegazione e testimonianza radicale della fede cristiana.
L’eroismo di Kolbe, che offrì consapevolmente la propria esistenza al posto di un uomo, un padre di famiglia strappato alla sua casa e alla speranza, trascende la semplice pietà, elevandosi a simbolo universale di compassione e di amore fraterno.
La sua azione non fu un gesto impulsivo, ma il culmine di una vita intera dedicata al servizio di Dio e del prossimo, incarnata nella sua opera missionaria e nell’impegno per la difesa della verità e della dignità umana, anche quando ciò significava confrontarsi con l’odio e la violenza.
Kolbe comprese che la fede non è un sentimento passivo, ma una forza dinamica che spinge all’azione, alla condivisione del dolore altrui e alla ricerca attiva della giustizia.
Il Papa ha esortato i presenti a trarre ispirazione da questo esempio straordinario, invitando a superare l’egoismo e l’indifferenza che spesso caratterizzano la società contemporanea.
L’abnegazione, il sacrificio per il bene degli altri, non sono solo virtù religiose, ma elementi essenziali per la costruzione di una comunità più giusta, solidale e pacifica.
In un mondo lacerato da conflitti, divisioni e sofferenze, la preghiera intercessoria a San Massimiliano Maria Kolbe assume un significato particolarmente intenso.
Il Pontefice ha chiesto, con fervore, l’intercessione del Santo presso Dio affinché infonda pace nei cuori di coloro che vivono la tragica esperienza della guerra, che spezza legami familiari, distrugge intere comunità e lascia dietro di sé un’eredità di dolore e di disperazione.
La pace non è semplicemente l’assenza di guerra, ma un costrutto complesso che richiede dialogo, riconciliazione e la promozione dei valori umani fondamentali.
È un dono divino che va invocato con insistenza e perseguito con determinazione, attraverso azioni concrete e impegno costante.
L’eredità di San Massimiliano Maria Kolbe ci ricorda che la vera grandezza si misura non in ciò che possediamo, ma in ciò che siamo disposti a donare per il bene comune.