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domenica 2 Novembre 2025

Scandalo negli asili: abusi e negligenze, la rabbia delle madri

Un’ombra inquietante si è abbattuta su due istituzioni dedicate alla cura e all’educazione dei più piccoli, rivelando un abisso tra l’ideale di protezione e la realtà di comportamenti inaccettabili.

A Napoli, nel quartiere Pianura, una giovane educatrice, in servizio da appena quattro giorni, ha legato una bambina alla sedia della mensa con una sciarpa.
Un gesto improvviso, apparentemente privo di premeditazione, ma profondamente riprovevole, che ha generato sgomento e rabbia nella madre e nell’intera comunità scolastica.

La direttrice, con fermezza e senso di responsabilità, ha immediatamente provveduto al licenziamento della donna, riconoscendo la gravità della condotta e la necessità di tutelare l’incolumità psicologica dei bambini.

La vicenda napoletana, pur nella sua singolarità, si inserisce in un contesto più ampio e preoccupante.

A Mantova, il Tribunale, su impulso della Procura, ha disposto l’interdizione dall’esercizio della professione per un anno a sette educatrici di un asilo nido privato.
L’azione è scaturita da un’indagine complessa, avviata dalla Guardia di Finanza a seguito di accertamenti fiscali, che ha portato alla luce presunti episodi di maltrattamenti.

Un’indagine capillare, condotta attraverso intercettazioni ambientali, testimonianze di genitori, perquisizioni e acquisizioni di dati digitali, ha delineato un quadro allarmante di negligenza e abuso di potere all’interno della struttura.
Questi eventi riemergono in un panorama già segnato da vicende analoghe.
Ricordiamo il caso del Napoletano, qualche anno fa, quando bambini di età prescolare furono immobilizzati con nastro adesivo a una sedia soprannominata “sedia camomilla”, una sorta di punizione umiliante riservata ai bambini giudicati troppo vivaci.
L’immagine di quei bambini, bloccati e costretti a voltare il viso verso una parete, è un monito severo sulla necessità di vigilanza e di un’educazione basata sul rispetto e sulla comprensione.
Le denunce di madri attente e sensibili, capaci di cogliere segnali di disagio nei propri figli – disturbi del sonno, incontinenza, cambiamenti comportamentali – hanno avuto un ruolo cruciale nel portare alla luce queste pratiche deplorevoli.

La loro capacità di osservazione e la loro determinazione nel cercare risposte sono state fondamentali per garantire giustizia e per proteggere i più vulnerabili.

Questi episodi sollevano interrogativi profondi sul sistema di selezione e formazione del personale educativo, sulla necessità di implementare meccanismi di controllo e di supervisione più efficaci, e, soprattutto, sulla necessità di promuovere una cultura dell’ascolto e della comunicazione tra genitori, educatori e dirigenti scolastici.

La sicurezza psicologica e fisica dei bambini deve essere una priorità assoluta, e qualsiasi comportamento che possa metterla a rischio deve essere condannato e punito con la massima severità.
L’educazione non può essere sinonimo di coercizione o di umiliazione; deve essere un percorso di crescita, di scoperta e di sviluppo armonioso, basato sul rispetto, l’empatia e l’amore.

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