Il fascino alpino del Seceda, in Alto Adige, si scontra con le nuove dinamiche del turismo di massa.
La breve parentesi di tregua, nata da una protesta coraggiosa dei contadini locali, proprietari dei pascoli che caratterizzano questo altopiano dolomitico, si è conclusa bruscamente.
L’iniziativa, che aveva catalizzato l’attenzione dei media nazionali e internazionali, mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo l’impatto di un afflusso turistico incontrollato su un ambiente fragile e prezioso.
Il Seceda, con le sue viste mozzafiato e i suoi panorami iconici, è diventato un vero e proprio “sentiero dei selfie”, un luogo dove i visitatori, attratti dalla possibilità di immortalare immagini suggestive, si riversano in massa, spesso disinteressati alla salvaguardia del territorio.
La funivia, linfa vitale per l’accesso a questa zona, si trova ora ad affrontare un dilemma: come conciliare la necessità di sostenere l’economia locale con l’imperativo di proteggere l’ambiente alpino?La riattivazione del pedaggio di accesso, fissato a 5 euro per i non residenti e bambini, rappresenta una risposta pragmatica, seppur controversa.
Non si tratta di un mero atto di lucro, ma un tentativo di introdurre un sistema di gestione più sostenibile.
L’obiettivo è duplice: finanziare interventi di manutenzione del sentiero, danneggiato dall’intenso calpestio, e, soprattutto, incentivare una fruizione più consapevole del paesaggio.
La protesta originaria dei contadini aveva evidenziato un problema di fondo: la perdita di equilibrio tra turismo e agricoltura, due pilastri fondamentali dell’economia alpina.
L’agricoltura, tradizionale e radicata nel territorio, si trova a competere con un turismo sempre più esigente e, talvolta, irrispettoso.
Il calpestio costante delle piste, l’erosione del suolo, i rifiuti abbandonati: sono solo alcune delle conseguenze di un afflusso turistico non gestito.
La vicenda del Seceda solleva questioni cruciali per il futuro del turismo alpino.
È necessario ripensare i modelli di sviluppo, promuovendo un turismo più lento, più rispettoso dell’ambiente e delle tradizioni locali.
Il pedaggio, in questo contesto, può diventare uno strumento per sensibilizzare i visitatori, incentivandoli a scegliere percorsi alternativi, a ridurre l’impatto ambientale e a valorizzare la cultura alpina.
In definitiva, si tratta di trovare un equilibrio delicato tra la necessità di accogliere i visitatori e l’imperativo di preservare la bellezza e l’autenticità di un territorio unico al mondo.
La sfida è aperta e il Seceda, con la sua “tregua” finita, ne è un esempio emblematico.