Venezia, un’icona globale, si trova sull’orlo di una crisi profonda, ben oltre la semplice definizione di “sovraturismo”.
La denuncia di Setrak Tokatzian, artigiano orafa e voce autorevole dell’associazione Piazza San Marco, non è una mera lamentela, ma un grido d’allarme che riflette una realtà dolorosa: il tessuto economico e sociale della città lagunare è gravemente compromesso.
La situazione attuale non è semplicemente caratterizzata da un eccesso di visitatori, ma da una profonda trasformazione del comportamento turistico.
L’esperienza di acquisto, pilastro storico dell’economia veneziana, è in declino vertiginoso.
I flussi turistici, sempre più massicci e spesso privi di un reale interesse per il patrimonio culturale e artigianale, tendono a consumare prevalentemente servizi, privilegiando esperienze fugaci e spesso standardizzate, a scapito dell’acquisto di prodotti locali e artigianali.
Questo fenomeno impoverisce l’economia veneziana, erodendo le professioni legate alla tradizione e mettendo a rischio la sopravvivenza di botteghe storiche, custodi di un sapere millenario.
La proposta di Tokatzian, una tassa di 100 euro a persona, benché audace e percepita da alcuni come controversa, è da intendersi come un segnale forte, un tentativo di forzare una riflessione urgente e concreta.
Non si tratta di un mero strumento economico, ma un campanello d’allarme volto a sensibilizzare i visitatori e a promuovere un turismo più consapevole e responsabile.
Una tassa, se ben gestita, potrebbe finanziare progetti di riqualificazione urbana, sostenere le attività commerciali locali e incentivare pratiche turistiche sostenibili.
Tuttavia, la soluzione non risiede unicamente nella misura economica.
È necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga istituzioni, operatori turistici e residenti.
È imperativo ripensare il modello turistico veneziano, orientandolo verso un turismo di qualità, in grado di apprezzare la ricchezza culturale e artistica della città, rispettando l’ambiente fragile e la vita quotidiana dei veneziani.
Questo implica la promozione di itinerari alternativi, lontani dai percorsi più battuti, la valorizzazione delle eccellenze artigianali, l’incentivazione di soggiorni più lunghi e la regolamentazione dei flussi turistici, per evitare la concentrazione in determinate aree.
È fondamentale educare i visitatori a un comportamento più rispettoso dell’ambiente e della comunità locale, promuovendo il senso di appartenenza e la consapevolezza del valore inestimabile del patrimonio veneziano.
Venezia non è un parco divertimenti, ma un organismo vivente, fragile e prezioso.
La sua sopravvivenza dipende dalla capacità di trovare un equilibrio tra la sua vocazione turistica e la tutela della sua identità, un compito che richiede coraggio, visione e un profondo senso di responsabilità.
La proposta di Tokatzian è un primo passo, un invito a un cambiamento radicale, per salvare Venezia dalla sua stessa popolarità.