La tragedia che ha colpito il Nepal nei giorni recenti, con la perdita di nove vite umane, di cui cinque di nazionalità italiana, non è un evento isolato, bensì la drammatica manifestazione di un quadro meteorologico in rapida evoluzione e sempre più incline a manifestazioni estreme.
Le cause profonde, come evidenzia Franco Salerno, esperto di Nepal e cambiamenti climatici in alta quota presso l’Istituto di Scienze Polari del CNR, convergono in un unico fattore: precipitazioni intense e anomale.
Tuttavia, limitarsi a etichettare l’evento come semplice “pioggia forte” sarebbe una semplificazione pericolosa.
Dietro questa definizione si cela una complessità di dinamiche atmosferiche che necessitano di un’analisi più approfondita.
Le precipitazioni estreme in Nepal non sono un fenomeno nuovo, ma la loro frequenza e intensità stanno subendo un’accelerazione preoccupante, strettamente legata all’alterazione del sistema climatico globale.
Il Nepal, situato in una regione montuosa estremamente vulnerabile, si trova ad amplificare gli effetti del cambiamento climatico.
L’aumento delle temperature medie globali impatta direttamente sui cicli idrologici, intensificando l’evaporazione e aumentando l’umidità nell’atmosfera.
Questo surplus di vapore acqueo, combinato con i sistemi meteorologici perturbati, crea le condizioni ideali per piogge torrenziali e rapide scioglimenti delle nevi residue.
Inoltre, la topografia del Nepal, caratterizzata da valli strette e pendii ripidi, esacerba ulteriormente il rischio.
Le precipitazioni intense si trasformano rapidamente in inondazioni e frane, con conseguenze devastanti per le comunità locali e per i visitatori.
La scarsa infrastruttura e la precarietà delle abitazioni rendono la popolazione particolarmente esposta a questi eventi.
L’esperienza maturata da Salerno, che osserva il Nepal e le sue trasformazioni da oltre due decenni, sottolinea l’urgenza di affrontare questo problema su più fronti.
Non si tratta solo di migliorare i sistemi di allerta precoce, ma anche di investire in infrastrutture più resilienti, di promuovere pratiche agricole sostenibili e, soprattutto, di agire a livello globale per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare il cambiamento climatico.
La tragedia nepalese non è un caso isolato.
È un campanello d’allarme che risuona in tutto il mondo, un monito a considerare seriamente le conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente e sulla sicurezza delle popolazioni più vulnerabili.
Richiede una risposta coordinata e ambiziosa, che coinvolga governi, comunità scientifiche e singoli cittadini, per proteggere il futuro del Nepal e del nostro pianeta.







