La montagna, custode silente di segreti e sfide, ha restituito con tragica solennità i corpi di due alpinisti scomparsi sul Monviso. Le ricerche, protrattesi per una giornata intera e intensificate lungo la parete nord, hanno concluso la loro corsa con il ritrovamento funesto, ponendo fine alle speranze di un lieto fine.L’allarme era giunto nella serata di ieri, un grido di preoccupazione lanciato dai familiari, testimoni di un silenzio inatteso che interrompeva i contatti con i due protagonisti di una spedizione ambiziosa. Uomo e donna, legati dalla passione per l’alpinismo e dall’audacia di confrontarsi con le vette più impervie, avevano intrapreso lunedì 9 giugno un percorso che li avrebbe condotti al rifugio Villata, punto di appoggio cruciale per l’impresa successiva.L’obiettivo era l’ascensione del canale Coolidge, una linea di roccia e ghiaccio che solca il versante settentrionale del Monviso, un percorso noto per la sua difficoltà tecnica e per la sua esposizione agli agenti atmosferici. La scelta del canale Coolidge, affrontato nella notte tra il 9 e il 10 giugno, suggerisce un’ambizione elevata, ma anche una conoscenza approfondita delle dinamiche montane, seppur non sufficiente a scongiurare l’imprevisto.Il canale Coolidge, teatro di innumerevoli sfide e conquiste, ha ora rivelato il suo lato più impietoso. La sua ascesa, in quelle ore, si è trasformata in un percorso irrisolvibile, sigillando il destino dei due alpinisti. Il ritrovamento dei corpi, avvenuto proprio nel cuore del canale Coolidge, non solo conferma la tragicità della scomparsa, ma solleva interrogativi sulla natura imprevedibile della montagna. Oltre alla competenza tecnica e alla preparazione fisica, l’alpinismo richiede una profonda consapevolezza dei rischi intrinseci, una capacità di interpretare i segnali ambientali e una gestione impeccabile delle risorse umane e materiali. L’evento rappresenta una dolorosa riflessione per la comunità alpinistica, un monito a non sottovalmare mai la potenza e l’imprevedibilità della natura, e a perseguire la passione per la montagna con rispetto e prudenza, consapevoli che ogni ascesa è una sfida, ma anche un atto di fiducia nella propria capacità di fronteggiare l’ignoto. La montagna, ora, si riposa, avvolta nel silenzio, custode di un dolore profondo e di una memoria indelebile.