L’estate 2024 sta assistendo a un’impennata del flusso turistico verso le aree montane, un fenomeno che, sebbene portatore di benefici economici per le comunità locali, sta innescando un preoccupante aumento del rischio e degli incidenti.
I dati nazionali del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas) rivelano un incremento degli interventi che oscilla tra il 15 e il 20% rispetto agli anni precedenti, un dato che si traduce in un onere significativo per le risorse di soccorso e, soprattutto, in un aumento del pericolo per i singoli escursionisti.
La drammaticità della situazione è particolarmente evidente in regioni come l’Alto Adige e il Trentino, aree tradizionalmente vocate al turismo alpino.
In Alto Adige, il numero di decessi sulle montagne ha raggiunto livelli allarmanti, raddoppiando rispetto agli anni passati e portando il bilancio provvisorio a quindici vittime.
Analoghe preoccupazioni emergono dal Trentino, dove la pressione sulle squadre di soccorso è palpabile.
L’analisi delle cause di questo incremento della pericolosità non può limitarsi a una semplice correlazione con la maggiore affluenza turistica.
Sebbene l’aumentata accessibilità, favorita dall’infrastrutturazione e dalla promozione turistica, abbia indubbiamente ampliato la platea di potenziali frequentatori delle montagne, il fattore critico risiede nella preparazione, o nella sua carenza, di chi intraprende queste esperienze.
Si osserva un’inversione di approccio, una tendenza a vivere l’ambiente montano con la stessa leggerezza e disinvoltura con cui si affrontano le attività quotidiane in contesti urbani o balneari.
Questa sottovalutazione della montagna, un ambiente per sua natura ostile e imprevedibile, si manifesta in una cronica mancanza di equipaggiamento adeguato, scarsa conoscenza delle tecniche di orientamento e della meteorologia alpina, e una generale assenza di consapevolezza dei rischi intrinseci al territorio.
La montagna non è un parco giochi o un luogo di svago passivo, ma un ambiente che richiede rispetto, conoscenza e prudenza.
L’assenza di una cultura della sicurezza, unita alla crescente popolarità di percorsi escursionistici, spesso anche impegnativi, senza una preparazione adeguata, stanno creando una “tempesta perfetta” che mette a rischio la vita di persone.
È imperativo, pertanto, promuovere una maggiore educazione alla sicurezza in montagna, coinvolgendo scuole, guide alpine, enti locali e media.
Si rende necessario un cambio di mentalità, un ritorno alla consapevolezza che la montagna, per essere goduta appieno, richiede rispetto, conoscenza e una preparazione adeguata, non solo per la propria sicurezza, ma anche per alleggerire il carico di lavoro del soccorso alpino, liberando risorse preziose per affrontare situazioni ancora più critiche.
La montagna ci accoglie, ma ci chiede in cambio responsabilità e rispetto.