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sabato 15 Novembre 2025

Ultimatum disperato: Sacrifico Giovanni, o resta con me

Il 11 luglio 2018, un’amara e disperata ultimatum si materializzò nei verbali dei Servizi Sociali: “Giovanni rimane con me, altrimenti sono pronta a sacrificare il bambino, me stessa, e persino Paolo.

” La voce era quella di Olena Stasiuk, madre di Giovanni, di allora nove anni, di fronte alla prospettiva dell’affido esclusivo del figlio al padre.
La drammatica dichiarazione, resa pubblica dall’avvocato del padre, Gigliola Bridda, attraverso un’intervista a SkyTg24, svela una situazione di profonda sofferenza e un’emergenza di sicurezza infantile.
Le parole del padre, Paolo, contenute negli atti del procedimento, rivelano una paura radicata e palpabile: “Sono preoccupato per l’incolumità di mio figlio.

Sono preoccupato per la sua integrità.
” La sua testimonianza allude a dinamiche familiari violente e a un clima di terrore che lo ha spinto a temere per la vita del bambino, arrivando a credere che l’ex moglie fosse capace di compiere l’irreversibile.
Questa vicenda trascende la semplice disputa per la custodia di un bambino; si configura come un campanello d’allarme sulle conseguenze devastanti di relazioni tossiche e sulla difficoltà di individuare e proteggere le vittime di abusi, in particolare i minori.

L’affermazione di Olena Stasiuk, pur nella sua brutalità e disperazione, può essere interpretata come una manifestazione estrema di sofferenza psichica, un tentativo distorto di esercitare un controllo sul destino del figlio e di mantenere un legame, seppur patologico, con lui.

L’incapacità di gestire la separazione, l’ossessione per il controllo, la possibile presenza di disturbi psichiatrici non diagnosticati o non trattati, e l’impatto di precedenti esperienze traumatiche potrebbero aver contribuito a creare questo scenario drammatico.
La situazione evidenzia, inoltre, la necessità di un intervento multidisciplinare che coinvolga non solo i Servizi Sociali e le autorità giudiziarie, ma anche professionisti della salute mentale, al fine di fornire un sostegno adeguato sia alla madre che al bambino, garantendo la sua sicurezza e il suo benessere psicologico.

L’episodio sottolinea, infine, l’importanza di una maggiore sensibilizzazione verso i segnali di pericolo nelle relazioni familiari e la necessità di offrire percorsi di supporto per le famiglie in crisi, al fine di prevenire tragedie simili.

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