Il dramma si consuma nella notte tra la periferia nord e il cuore pulsante della città: un giovane, appena entrato nella maggiore età, di umili origini ma con sogni non ancora spenti dalla dura realtà, ha lasciato per sempre il suo segno sulla vita. L’uomo, una figura silenziosa tra i passanti delle strade cittadine, è caduto vittima della violenza nel pieno di un’epoca che sembrava ormai superata: la via Monterosa, quel tratto di asfalto nella periferia nord di Torino, ha assorbito il grido finale di un essere umano, squassato da una coltellata precisa e mortale. La precisione della ferita, l’audacia del fatto, non sembravano prelude all’enormità dell’accaduto: il giovane, appena ventunenne, è stato trafitto nella schiena, la vita esce a fatica dal corpo morente, per poi abbandonarlo sulla strada, lasciandolo alle ombre della notte. Il quartiere Barriera di Milano, con le sue strade affollate e il susseguirsi di case popolari e negozi di prossimità, sembra ancora lì, a raccontare la storia delle vite che si incontrano e si incrociano senza sosta. La Squadra Mobile della polizia di Stato è stata chiamata a fare ordine in questo gomitolo di umanità: indagare, risalire alle cause del gesto estremo e individuare i responsabili. Si tratta di una storia di vita, non di un semplice fatto di cronaca; il suo significato andrà cercato nella complessità delle relazioni tra le persone, nello scambio continuo che ci lega al mondo intorno a noi. Il giovane ucciso era solo un pezzo di questo mosaico: un piccolo ma non insignificante granello di sabbia, che si è perso nella palude della vita senza lasciare traccia, per poi diventare simbolo di ciò che manca e di quanto dobbiamo ancora costruire.