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Vallanzasca: Petizione per la Grazia, un Appello Umano

Una crescente ondata di appoggio si sta sollevando a favore di Renato Vallanzasca, l’enigmatico “re della Mala” milanese, attraverso una petizione online che ha rapidamente raccolto centinaia di adesioni su change.
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L’istanza, rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mira a ottenere la grazia per l’uomo che ha incarnato, per decenni, un capitolo oscuro della criminalità lombarda.
L’iniziativa, riportata da *Il Giorno*, è promossa con forza da Tino Stefanini, figura chiave nella “batteria” operativa di Vallanzasca, e corroborata dal sostegno di Osvaldo “Cico” Monopoli, altro membro storico della banda.
Stefanini, con un appello diretto e sentito, intende offrire a Vallanzasca la possibilità di concludere la propria esistenza in libertà, un diritto negato da quasi mezzo secolo di detenzione.

L’urgente richiesta di grazia non nasce da una riabilitazione in senso stretto, ma dalla disperata condizione di salute in cui versa l’ex boss.
La progressione di una malattia neurodegenerativa ha drasticamente compromesso le sue facoltà cognitive e comunicative.

Vallanzasca, oggi, è irriconoscibile: la memoria è svanita, la capacità di esprimersi è compromessa, e il corpo è ormai fragile e costretto a un’esistenza immobile.

La sua situazione è quella di un uomo privato della sua stessa identità, un’ombra del passato.
La malattia, di natura complessa e devastante, lo ha relegato in una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) nel Padovano, specializzata nell’assistenza a pazienti affetti da Alzheimer e demenza.
Questa realtà dolorosa contrasta nettamente con l’immagine di un criminale impavido che ha dominato le cronache giudiziarie per anni.

Stefanini si impegna a intensificare la campagna di sensibilizzazione, riprendendo le dirette streaming su Tik Tok per mobilitare la sua base di follower e amplificare la richiesta di clemenza.

Il suo intento è chiaro: sollecitare il Presidente Mattarella a considerare la profonda trasformazione umana di Vallanzasca, un uomo ridotto a un guscio, e concedergli la dignità di morire libero, lontano dalle mura carcerarie che hanno segnato la sua esistenza.
La petizione non è una richiesta di assolverlo dal suo passato, ma un atto di umanità verso un uomo che, a causa della malattia, ha perso la capacità di essere responsabile delle proprie azioni.
Rappresenta un monito sulla fragilità della condizione umana e sul diritto alla compassione, anche per coloro che hanno commesso errori imperdonabili.

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