A Venezia si sussurra di una possibile celebrazione, una sorta di preludio matrimoniale che vedrebbe protagonisti Jeff Bezos, l’uomo dietro l’impero Amazon, e Lauren Sanchez, figura di spicco nel panorama giornalistico. Tuttavia, ben oltre la curiosità morbosa e l’attesa per dettagli su location e invitati, si levano voci di dissenso, un coro crescente di preoccupazioni che riguardano il futuro stesso della città.Il dibattito non verte tanto sull’evento in sé, ma sul significato simbolico che esso assume all’interno di un contesto più ampio e problematico. Venezia, fragile gioiello architettonico e culturale, sta affrontando una crisi profonda, alimentata da un turismo di massa incontrollato e da dinamiche economiche che ne minano l’identità. L’idea che un evento di tale portata, un’esibizione di ricchezza e fama globale, possa essere ospitata in una città che lotta per la sua sopravvivenza, suscita un senso di profonda amarezza e risentimento.Le proteste, che si intensificano quotidianamente, non sono semplici manifestazioni di campanilismo. Rappresentano la voce di residenti, commercianti locali, artisti e intellettuali che vedono la propria casa trasformata in un mero set cinematografico, un “palcoscenico” per eventi che amplificano il flusso turistico, esacerbando problemi come l’aumento dei prezzi degli immobili, la perdita di attività commerciali tradizionali e la crescente difficoltà per i veneziani di vivere nella propria città.Si contesta l’idea che Venezia possa essere ridotta a un lusso accessibile solo a pochi, un’attrazione per i ricchi e famosi, mentre la sua autenticità e il suo tessuto sociale si sgretolano. Si invoca una riflessione più ampia sulla responsabilità del turismo, sulla necessità di politiche più sostenibili e inclusive che mettano al centro il benessere dei residenti e la preservazione del patrimonio culturale.L’evento, potenzialmente, rischia di diventare un catalizzatore, un punto di rottura tra chi vorrebbe mantenere viva l’immagine di Venezia come meta esclusiva e chi, al contrario, rivendica il diritto a una città vivibile, autentica e accessibile a tutti. La domanda non è solo se Bezos e Sanchez sceglieranno Venezia, ma se Venezia, con la sua storia, la sua bellezza e la sua vulnerabilità, possa permettersi di essere ridotta a un mero sfondo per eventi mondani. Il futuro della città lagunare, in questo contesto, si gioca su un filo sottile, sospeso tra la promessa di visibilità e il rischio di un’ulteriore erosione della sua anima.