martedì 19 Agosto 2025
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Vergarolla: 80 anni da una tragedia dimenticata

Il 18 agosto 1946, una data indelebile nella memoria collettiva, segnò la tragedia di Vergarolla, una spiaggia nei pressi di Pola, oggi in Croazia, un luogo un tempo vibrante di vita italiana.

A distanza di ottant’anni, il silenzio che ancora avvolge le responsabilità di quell’eccidio rimane un fardello per la storia e un monito per il futuro.

Il tributo pagato fu terribile: un centinaio di vite spezzate, tra cui un numero sproporzionato di bambini, la cui giovane esistenza fu brutalmente interrotta.

Il conteggio preciso delle vittime, un atto di dignità e rispetto dovuto ai caduti, è rimasto inafferrabile, oscurato dalle turbolenze di un’epoca tumultuosa.

La conclusione della Seconda Guerra Mondiale era avvenuta poco più di un anno e mezzo prima, ma le ferite erano ancora aperte, le tensioni geopolitiche palpabili.
La tragedia di Vergarolla, sebbene apparentemente un atto isolato, si inserisce in un contesto più ampio di violenza e instabilità che afflisse le regioni dell’Istria, Fiume e Dalmazia, aree contese tra Italia e la neonata Jugoslavia.

L’obiettivo, a quanto pare, era quello di innescare un’emigrazione forzata degli italiani da queste terre, un disegno che, con il Trattato di Pace di Parigi del 1947, si concretizzò in un’ondata di esodo senza precedenti.

Trenta mila persone lasciarono Pola, mentre trecentomila si riversarono a Trieste, da dove furono avviate verso campi profughi disseminati in tutta Italia.
Un flusso migratorio massiccio, spesso ignorato o marginalizzato nelle narrazioni storiche dominanti, che testimonia la fragilità delle identità e la precarietà delle appartenenze in un’epoca di sconvolgimenti.
La brutalità della strage colpì per la sua premeditazione e la sua spietatezza.

Mine anti-nave, reliquie di un conflitto appena concluso, giacevano inesplose sulla spiaggia, considerate parte integrante del paesaggio, apparentemente disinnescate.

I responsabili, avvolti nell’ombra, ebbero la fredda determinazione di riattivare queste mine, scegliendo un momento di massima affluenza per massimizzare il numero di vittime.
La devastazione fu tale che, in molti casi, non furono recuperate nemmeno le membra dei caduti, lasciando dietro di sé solo frammenti di vite spezzate.
In questo scenario di orrore e disperazione, emerse la figura eroica del chirurgo Geppino Micheletti.

Mentre si dedicava alla cura dei feriti, ricevette la terribile notizia della perdita dei suoi figli, del fratello e della cognata.

Nonostante il dolore lancinante, continuò a operare, spinto dal senso del dovere e dalla compassione verso i suoi simili.
La sua dedizione fu riconosciuta con la Medaglia d’argento al valore civile nel 1947 e, più recentemente, con la Medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica nel 2017.

Un tributo tardivo, ma significativo, a un uomo che incarnò la resilienza e l’umanità di fronte alla tragedia.
Le attuali commemorazioni, che vedono la partecipazione congiunta di rappresentanti italiani e croati, simboleggiano un impegno alla riconciliazione e alla costruzione di un futuro condiviso.
La senatrice Tatjana Rojc (Pd) guida con determinazione questo processo di lenta ma costante ricucitura.
La presenza del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, figlio di un profugo di Pola, sottolinea l’importanza dello spirito che anima il progetto GO! 2025, volto a trasformare un confine segnato da tragedie in un laboratorio di pace e collaborazione.

L’auspicio di costituire una commissione italo-croata per fare luce sugli eventi di Vergarolla testimonia la volontà di superare i silenzi e le omissioni del passato.

La parlamentare Nicole Matteoni (FdI) ha depositato una proposta di legge per istituire una Giornata Nazionale del Ricordo dei Martiri di Vergarolla nel 2026, in occasione dell’80° anniversario della strage.
Un gesto simbolico, ma significativo, per onorare la memoria delle vittime e per trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza di una pagina buia della storia, affinché non si ripeta.
La ricerca della verità, la giustizia per le vittime e la promozione della memoria collettiva rimangono imperativi imprescindibili per costruire un futuro di pace e riconciliazione.

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