Ritorna sul grande schermo, in una veste rinnovata e affascinante, “4 Mosche di Velluto Grigio”, il capolavoro di Dario Argento, restaurato magistralmente in 4K.
Un evento cinematografico che celebra un cult degli anni ’70, capace di incassare un successo di pubblico impressionante e di segnare un’epoca nel panorama del thriller italiano.
La distribuzione, curata da CG Entertainment in collaborazione con Cat People e supportata da Surf Film, offre al pubblico l’opportunità di rivivere un’esperienza sensoriale intensificata, resa possibile grazie alla sapiente supervisione del direttore della fotografia Luciano Tovoli e alla color correction che, preservando la caratteristica “grana” delle pellicole dell’epoca, esalta le immagini con una brillantezza sorprendente.
“4 Mosche di Velluto Grigio” si inserisce nel trittico dedicato agli animali, preceduto da “L’uccello dalle piume di cristallo” e “Il gatto a nove code”, e testimonia la ricerca stilistica e narrativa di Argento, un autore capace di fondere suspense, violenza stilizzata e un’innegabile fascino estetico.
La sceneggiatura, co-scritta da Argento stesso con Luigi Cozzi e Mario Foglietti, si snoda tra le suggestive ambientazioni di Torino, Milano, Spoleto, Tivoli e Roma, tese a creare un’atmosfera di inquietudine e mistero.
La trama ruota attorno a Roberto Tobias (Michael Brandon), un batterista rock di successo, preda di un persecutore enigmatico.
Un atto di legittima difesa accidentale innesca una spirale di ricatti e minacce che trascina Roberto e sua moglie Nina (Mimsy Farmer), insieme all’eccentrico amico Dio (Bud Spencer) e a un investigatore privato (Jean-Pierre Marielle), in un incubo claustrofobico e visivamente potente.
Il film, pur mostrando alcuni elementi tipici del cinema horror dell’epoca, che potrebbero risulterne meno impattanti agli occhi di un pubblico moderno, conserva una sorprendente vitalità grazie alla sua originalità narrativa e all’ingegno delle soluzioni registiche, spesso realizzate con mezzi artigianali.
Argento, in questo contesto, dimostra una volontà di allontanarsi dagli stereotipi del genere, integrando elementi di humor e alleggerendo la tensione con sequenze inaspettate.
Dietro le scelte di casting si celano aneddoti curiosi e rivelatori della personalità del regista.
Michael Brandon fu scelto per la sua vaga somiglianza con Argento stesso, mentre Mimsy Farmer assomigliava all’ex moglie del regista.
La figura di Diomede, interpretato da Bud Spencer, trae ispirazione dal personaggio presente nel romanzo “La statua che urla” di Fredric Brown, fonte d’ispirazione per il primo film della trilogia, “L’uccello dalle piume di cristallo”.
Il contributo musicale di Ennio Morricone, seppur non realizzato, rimane un punto fermo nella storia della produzione.
Argento, in più interviste, ha espresso il desiderio di coinvolgere i Deep Purple, a testimonianza della sua volontà di sperimentare e di rompere con le convenzioni.
L’utilizzo della Pentazet, una macchina fotografica sperimentale capace di raggiungere velocità di scatto elevatissime, ha permesso di realizzare una sequenza finale in slow-motion di una bellezza mozzafiato, raggiungendo i 12.
000 fotogrammi al secondo.
Un esempio lampante della ricerca tecnologica e artistica che ha sempre contraddistinto il cinema di Dario Argento, un autore capace di reinventare il genere thriller e di lasciare un’impronta indelebile nella storia del cinema italiano e internazionale.
La ristampa in 4K permette di apprezzare appieno la maestria tecnica e la visione unica di un artista visionario.