sabato, 12 Luglio 2025
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Addio a Uecker: il silenzio dei chiodi, un’arte senza tempo.

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Il mondo dell’arte piange la scomparsa di Gunther Uecker, figura cardine del panorama artistico del secondo Novecento, avvenuta all’età di 95 anni. Uecker, insieme a nomi quali Enrico Castellani, Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni, Heinz Mack e Otto Piene, ha rappresentato un pilastro fondante del Gruppo Zero, movimento che ha radicalmente interrogato i confini dell’espressione artistica.La sua ricerca, protrattasi per sette decenni, si è cristallizzata in una cifra stilistica inconfondibile: rilievi dipinti a bianco, caratterizzati da un’ondulazione ipnotica, ottenuta attraverso la martellatura meticolosa di innumerevoli chiodi. Uecker non aspirava a un’arte emotiva o soggettiva; il suo intento era di trascendere il gesto individuale, abbracciando mezzi meccanici per raggiungere una forma di oggettività, un “liberazione” attraverso la ripetizione controllata. Le sue opere non erano semplici oggetti, ma “zone di luce”, “realtà spaziali” che invitavano lo spettatore a un’esperienza sensoriale complessa.Le radici di questa pratica innovativa affondano nell’infanzia trascorsa a Wendorf e nella penisola di Wustrow, in Germania, dove la famiglia gestiva una fattoria. Il paesaggio rurale, con i suoi ritmi stagionali e la sua forza evocativa, ha segnato profondamente l’artista. I segni lasciati nel terreno dall’aratro, dall’erpice, il rapporto tra terra e atmosfera, l’aurora boreale, tutto si è sedimentato nel suo immaginario, diventando elementi costitutivi della sua ricerca estetica. Il primo impiego dei chiodi, risalente al 1955-56, segnò l’inizio di un percorso che avrebbe sfumato i confini tra pittura e scultura, generando opere tridimensionali capaci di rimodellare la percezione dello spazio e della luce.L’adesione al Gruppo Zero nel 1961 rappresentò una tappa cruciale, sancendo l’impegno di Uecker verso un’arte che andava oltre i canoni tradizionali, esplorando dimensioni cinetiche, seriali e partecipative. Lo scioglimento del gruppo nel 1966 non significò una fine, bensì l’apertura a nuove sperimentazioni, che lo portarono a integrare nell’opera concetti mutuati dall’arte concettuale e dalla land art. L’interesse per il teatro lo spinse a progettare scenografie per opere liriche, ampliando ulteriormente il suo orizzonte creativo.Le sue installazioni monumentali, come “From Darkness to Light” alle Nazioni Unite di Ginevra (1978) e la “Sala di Riflessione e Preghiera” per il Reichstag di Berlino (2000), testimoniano l’impegno sociale e politico dell’artista. L’opera più recente, realizzata per la Cattedrale di Schwerin (2024), con le sue quattro vetrate monumentali ispirate ai dipinti “Lichtbogen” (2020), rappresenta un ultimo, intenso capitolo di una carriera straordinaria.Le sue opere sono state esposte nei principali musei e gallerie del mondo, testimoniando il riconoscimento internazionale della sua arte. La sua presenza in prestigiose collezioni, tra cui l’Art Institute di Chicago, il Museum of Modern Art di New York e la Tate di Londra, consacra il suo posto nella storia dell’arte contemporanea. Gunther Uecker lascia un’eredità artistica di inestimabile valore, un corpus di opere che continuano a interrogare e affascinare, invitando lo spettatore a una riflessione profonda sulla natura della percezione, dello spazio e del tempo.

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