Catherine Deneuve, icona indiscussa del cinema mondiale, si presenta al 71° Taormina Film Festival non come una figura mitologica sottomessa al culto della celebrità, ma come una donna concreta, profondamente radicata nella vita familiare e animata da una lucida consapevolezza del proprio percorso. Lontana da ogni costruzione di “sex symbol” o “diva capricciosa”, l’attrice si rivela al pubblico attraverso un’autenticità disarmante, intrisa di eleganza e di un’intelligenza acuta.Ricevere il Premio alla Carriera al Teatro Antico di Taormina rappresenta un riconoscimento alla longevità di una carriera straordinaria, segnata da interpretazioni memorabili e da una capacità unica di incarnare personaggi complessi e sfaccettati. Il suo ultimo lavoro, “Spirit World – La Festa delle Lanterne” di Eric Khoo, distribuito nelle sale italiane dal 26 giugno, offre uno sguardo introspettivo sulla fragilità dell’esistenza, sospeso tra la realtà tangibile e l’ineffabile mistero della vita ultraterrena. Deneuve descrive la sua interpretazione come una sorta di eterea presenza, un’occasione per immergersi nella cultura giapponese, un paese che nutre da sempre un profondo fascino. Questa esperienza si è rivelata particolarmente significativa in un momento personale delicato, legato alla ripresa post-ictus che l’ha colpita nel 2019.La questione delle recenti accuse contro Gerard Depardieu, suo storico amico, solleva un tema sensibile che Deneuve affronta con cautela e realismo. Consapevole della potenza incontrollabile delle dinamiche mediatiche e del rischio di alimentare polemiche distruttive, preferisce rimanere in silenzio, a protezione di sé e del suo interlocutore. Un’esperienza dolorosa, ricorda, l’ha già vista protagonista, quando una sua frase, interpretata erroneamente nel contesto del movimento #MeToo, scatenò una violenta ondata di odio sui social media.La sua carriera, costellata di capolavori firmati da registi del calibro di Luis Buñuel, François Truffaut, Roman Polanski e Jacques Demy, testimonia una profonda sintonia con la grande avanguardia cinematografica. Da “Belle de Jour” a “Indocina” (candidatura all’Oscar), passando per “L’ultimo metrò”, le sue interpretazioni hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema. L’Italia occupa un posto speciale nel suo cuore, sebbene con un pizzico di riserva nei confronti della politica. Apprezza la lingua italiana, ironizzando sulla non necessaria competenza linguistica, dato il talento di Marcello Mastroianni nel francese.Il desiderio di collaborare con registi italiani contemporanei si concentra su figure originali come Alice Rohrwacher e Marco Bellocchio. Dimostra interesse per il lavoro di Nanni Moretti, sottolineando l’importanza di mantenere una distanza appropriata nelle relazioni, per una vita più serena.Riguardo alle aspiranti attrici, Deneuve suggerisce, con una punta di malinconia, che il mondo del cinema, in rapida evoluzione, rende difficile offrire consigli definitivi, pur suggerendo una possibile prospettiva come “secondo lavoro”. Il personaggio storico che avrebbe voluto interpretare è Caterina la Grande, emblema di una personalità forte e culturalmente ricca. Un piccolo tatuaggio, un’ala d’uccello che cela una cicatrice, testimonia un episodio personale e una volontà di trasformare un segno fisico in un simbolo di resilienza e di rinascita.