Un’eco dissonante nel panorama del Festival di Taormina, una voce che si distanzia dalle narrazioni dominanti: Dennis Quaid, attore e musicista di spessore, si presenta come un elemento di rottura. All’età di 71 anni, e con un bagaglio professionale costellato di successi, Quaid esprime un parere diametralmente opposto a quello di due figure iconiche del cinema americano come Martin Scorsese e Michael Douglas, che avevano manifestato delusione per l’elezione di Donald Trump.Lontano da qualsivoglia timore di giudizio, Quaid si dichiara apertamente favorevole alla presidenza Trump, una scelta che, a suo dire, la storia premierà. La sua visione non si limita a una semplice approvazione politica; la percepisce come un punto di snodo cruciale, non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero ordine mondiale. La sua argomentazione si estende a una promessa di un futuro caratterizzato da maggiore prosperità e stabilità, dipingendo un quadro ottimistico che contrasta con le preoccupazioni espresse da altri esponenti del mondo dello spettacolo.L’attore, noto per la sua versatilità e per aver interpretato ruoli in produzioni di genere diverso, recentemente ha partecipato a “The Substance”, un film che esplora tematiche complesse e disturbanti. Questa esperienza artistica sembra averlo reso ancora più consapevole della necessità di esprimere la propria individualità, anche quando questa si discosta dalle opinioni prevalenti.Oltre all’appoggio a Trump, Quaid riserva parole positive anche per la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. La sua visita negli Stati Uniti, a suo dire, ha segnato un momento significativo, culminato in un “buon accordo commerciale sui dazi”, una testimonianza, secondo l’attore, della sua competenza e capacità diplomatica. Questo apprezzamento suggerisce una visione politica più ampia, che guarda con favore a leadership che, pur con approcci differenti, perseguono l’interesse nazionale e la cooperazione internazionale.L’affermazione di Quaid rappresenta dunque non solo un dissenso individuale, ma un invito a riconsiderare le narrative consolidate, a valorizzare le prospettive alternative e a riconoscere la complessità del panorama politico globale, al di là delle polarizzazioni spesso imposte dai media. Il suo commento, in definitiva, alimenta un dibattito più ampio sulla natura della leadership, sul ruolo degli artisti nella società e sulla possibilità di interpretare il futuro con ottimismo e fiducia.