Il romanzo di François Morlupi, *Segnale Assente*, non è semplicemente un’opera di finzione; è un’esplorazione stratificata della condizione umana nell’era della disconnessione, un’indagine lucida e inquietante sulla progressiva dissoluzione dei legami autentici e sulla proliferazione di surrogati digitali. Morlupi, con una scrittura elegante e precisa, ci immerge in un futuro prossimo, fin troppo plausibile, dove l’iperconnessione paradossalmente conduce all’isolamento profondo.La trama, apparentemente semplice, ruota attorno a Elias, un tecnico specializzato nella manutenzione di reti di comunicazione satellitare. Il suo lavoro, che lo porta a vivere in solitudine in stazioni remote, è interrotto da un evento catastrofico: un’improvvisa e inspiegabile interruzione delle comunicazioni globali. Questo “segnale assente” non è solo un guasto tecnologico, ma un catalizzatore che mette a nudo le fragilità esistenziali di una società dipendente da connessioni effimere.Morlupi non si limita a costruire un distopico scenario tecnologico. La sua abilità risiede nella profondità con cui analizza le implicazioni psicologiche e sociali di questo collasso. Elias, costretto a confrontarsi con il silenzio e l’assenza di stimoli digitali, è costretto a interrogarsi sulla propria identità e sul significato della sua esistenza. L’autore, attraverso la sua esperienza, esplora temi universali come la ricerca di senso, la solitudine, la memoria e la natura transitoria delle relazioni.La narrazione, frammentata e non lineare, riflette la frammentazione dell’esperienza contemporanea. Ricordi, sogni, riflessioni e dialoghi si mescolano, creando un mosaico complesso e suggestivo. Morlupi utilizza sapientemente il linguaggio, creando immagini evocative e metafore potenti. La descrizione dei paesaggi desertici e desolati, luoghi di esilio fisico e interiore, amplifica il senso di perdita e di vuoto.L’opera non offre soluzioni facili o risposte consolatorie. Piuttosto, pone domande scomode sulla natura della realtà, sulla dipendenza dalla tecnologia e sulla necessità di recuperare una connessione più profonda con noi stessi e con gli altri. *Segnale Assente* è un monito, un invito a riflettere sul valore delle relazioni umane autentiche e sulla necessità di riscoprire il significato del silenzio e della contemplazione in un mondo dominato dal rumore e dalla frenesia. La sua rilevanza non risiede tanto nella previsione di un futuro apocalittico, quanto nella sua capacità di illuminare le ombre del presente, spingendoci a interrogarci sul prezzo della nostra iperconnessione e sulla possibilità di un futuro più umano. Il romanzo si configura come un’opera di profonda introspezione, capace di scuotere il lettore e di stimolare un dialogo necessario sulla direzione che stiamo prendendo come società.