Il ritorno alle fondamenta, al ruolo di interprete dopo aver intrapreso il percorso creativo della regia, si pone spesso come una sfida delicata, un punto di bilanciamento tra l’autonomia espressiva acquisita e l’obbedienza alle scelte altrui. Stefania Rocca, attrice di grande spessore, esplora questa complessità con un sorriso enigmatico, riflettendo sull’inevitabile confronto tra la visione personale e quella del regista. Questa riflessione è il cuore pulsante de *L’amore non lo vede nessuno*, l’ultima creazione di Giovanni Grasso, trasposta in scena con la regia di Pietro Maccarinelli, che segna la terza, fruttuosa collaborazione tra i due autori dopo *Fuoriusciti* e *Il Caso Kaufmann*.Lo spettacolo, concepito a partire dal romanzo di Grasso (Rizzoli), debutterà in chiusura del prestigioso 68° Festival dei Due Mondi di Spoleto, dal 11 al 13 luglio, per poi intraprendere un tour che toccherà le principali città italiane a partire da febbraio, con tappe a Roma, Napoli e Brescia. La produzione, frutto della Compagnia Molière, del Centro Teatrale Bresciano, del Teatro Quirino e dei Teatri di Napoli – Teatro Nazionale, promette un’esperienza teatrale intensa e coinvolgente.*L’amore non lo vede nessuno* non è semplicemente un adattamento teatrale, ma una riflessione profonda sulla natura dell’amore, sulla sua irrazionalità e sulla difficoltà di comprenderlo pienamente. Grasso, attraverso la sua scrittura acuta e poetica, dipinge un quadro complesso delle relazioni umane, smontando i cliché e svelando le fragilità che si celano dietro le apparenze. Maccarinelli, con la sua regia attenta e sensibile, amplifica la potenza narrativa del testo, creando un’atmosfera sospesa tra realtà e sogno, dove i personaggi si confrontano con i propri demoni e cercano un senso in un mondo spesso privo di certezze.La presenza di attori di grande talento come Stefania Rocca, affiancata da Giovanni Crippa e Franca Penone, contribuisce a elevare lo spettacolo, offrendo interpretazioni intense e sfumate. La Rocca, in particolare, incarna la tensione tra il desiderio di esprimersi liberamente e il rispetto per la visione del regista, un conflitto interiore che risuona con la sua esperienza personale di attrice e regista. Lo spettacolo si configura quindi come un’occasione unica per riflettere sulla complessità dell’arte, sulla sua capacità di illuminare le zone d’ombra dell’animo umano e sulla difficoltà di definire l’amore, un sentimento che, come suggerisce il titolo, spesso sfugge alla nostra comprensione razionale.