L’operazione di trasposizione scenica di “A casa tutti bene”, già successo cinematografico e poi seriale, non rappresenta per Gabriele Muccino un cambio di rotta artistica, bensì un’evoluzione naturale del suo percorso narrativo.
Il regista ribadisce con convinzione il suo amore e la sua dedizione al cinema, annunciando l’imminente uscita sul grande schermo di “Le cose non dette” (dal 29 gennaio), testimoniando un impegno continuo verso la settima arte.
Il debutto alla regia teatrale, inaugurato all’ABC di Catania l’8 gennaio, è il risultato di una rielaborazione profonda del materiale originale, co-scritta con Marcello Cotugno e Irene Alison. L’adattamento si allontana dalla semplice trasposizione, interrogandosi sulla possibilità di rendere palpabile, sul palcoscenico, l’intimità e le dinamiche familiari che hanno reso celebre il film.
Un cast di grande spessore, guidato da Giuseppe Zeno e Anna Galiena, affiancato da Alice Arcuri, Ilaria Carabelli, Maria Chiara Centorami, Lorenzo Cervasio, Simone Colombari, Vera Dragone, Sandra Franzo, Alessio Moneta e Celeste Savino, restituisce al pubblico la complessa e sfaccettata famiglia Ristuccia.
Il pretesto narrativo – il festeggiamento per l’ottantesimo compleanno di Alba – si rivela l’innesco di una serie di eventi che riportano a galla rancori sopiti, amori inespresso, segreti inconfessabili e tradimenti dolorosi.
La pièce teatrale non si limita a riproporre i conflitti già noti, ma approfondisce le motivazioni psicologiche dei personaggi, esplorando le ferite del passato e le fragilità emotive.
La musica di Nicola Piovani, con la sua sensibilità e la sua capacità di evocare atmosfere evocative, contribuisce a creare un’esperienza teatrale immersiva, amplificando l’impatto emotivo delle vicende.
La tournée, che toccherà Palermo, Roma (dove è già stata presentata all’Ambra Jovinelli, in coproduzione con Best Live e Teatro Stabile d’Abruzzo), Pistoia, Bologna, Napoli e Perugia, promette di portare la storia dei Ristuccia in tutta Italia, offrendo al pubblico un’occasione unica per riflettere sulle complessità dei legami familiari e sulla forza, a volte distruttiva, del passato.
L’adattamento teatrale si configura quindi come un’ulteriore interpretazione di un racconto universale, capace di parlare al cuore di chiunque abbia mai vissuto la dinamica, spesso ambivalente, di “a casa tutti bene”.





